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Copenaghen: è stato il giorno di Obama

18 dic 2009
"Non siamo qui per parlare ma per agire contro i cambiamenti climatici”. Così Obama al plenum del vertice Onu di Copenaghen. L’America, ha proseguito, è pronta a prendersi le sue responsabilità. I Paesi non sarebbero a Copenaghen, ha aggiunto, se il pericolo non fosse reale.
Il Presidente ha poi incontrato il premier cinese Wen Jabao per cercare di superare, almeno in parte, le resistenze della Cina che tra l’altro si oppone all’attuazione di un sistema internazionale di monitoraggio sul rispetto degli impegni assunti.
Poi ha raggiunto il gruppo ristretto dei leader che dalla scorsa notte stanno lavorando per scongiurare il fallimento.
Ma nonostante gli inviti a concludere un accordo la montagna rischia di partorire il classico topolino, come ha già sottolineato il Nunzio Apostolico Celestino Migliori osservatore permanente della Santa Sede all’ONU.
Le distanze e le resistenze sono ancora molte e la possibilità, sempre più reale, di concludere un accordo di minima ha spinto gli organizzatori del vertice ad elaborare una proposta alternativa per il prossimo giugno.
La convocazione di un appuntamento di due – tre settimane a Bonn per trasformare in accordo vincolante l’intesa politica che uscirà da Copenaghen. Intanto circola la nuova bozza: 12 punti, non più 13 come nella prima versione, con tagli della Co2 sono dell'80% per i paesi ricchi entro il 2050 e del 50% per tutti gli altri.

Myriam Simoncini

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