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Lavoro e residenze. La magia portoghese

20 mag 2018
Il caffè di Pessoa a Lisbona
Il caffè di Pessoa a Lisbona
Torno da Lisbona dove con la edizione 2018 dell'Eurosfestival la città e la sua gente hanno dato il meglio. Una città felice, allegra, pulita dove la gente lavora sorridendo, contenta di vivere. Molto diversa dalla Lisbona della crisi di qualche anno fa dove il lavoro non c'era e si sentiva la difficoltà e la fatica di far girare l'economia.
Le ragioni di questo successo sono abbastanza semplici ma al tempo stesso geniali e coraggiose, tenendo conto però che il popolo portoghese che alle spalle aveva il regime di Salazar ha dovuto reimparare la cultura del lavoro vero e non di vivere alle spalle del regime. I portoghesi però il lavoro lo hanno nel sangue e il mondo intero ne è testimonianza nel corso dei secoli. Il lavoro, se un popolo lo ha nel DNA, non lo dimentica neppure se qualche generazione trascorre la vita come una mantenuta statale.
Una prima ragione è una buona legge sul lavoro, base fondamentale per qualsiasi rilancio economico. Nei bar, nei ristoranti Lisbona il personale è il doppio se non il triplo di un qualsiasi locale sammarinese o italiano. Tutti ovviamente in regola perché ovviamente un Paese cresce realmente se nessuno fa il furbo e questa é la pietra miliare di qualsiasi sviluppo. Nessuna furbata e chi ci provasse la pagherebbe subito e seriamente. Formazione, mercato del lavoro, giovani che lavorano facendo quello che c'è e che si trova, senza prolungare la loro adolescenza fino ai quarant'anni.
E poi una buona legge sulle pensioni che ha realmente dato una svolta definitiva alla economia portoghese. Chi è in pensione e decide di trasferirisi in Portogallo, con la fedina penale pulita e controllata, basta che acquisti o affitti una casa dove risieda metà dell'anno e non paga tasse per dieci anni. Insomma si evitano quei tagli pesanti sulle pensioni che altri Paesi applicano. Sono così arrivate decine di migliaia di nuovi residenti molti dei quali ad alto reddito - solo di mia conoscenza ci sono parecchi colleghi Rai direttori di reti e testate - che hanno portato soldi veri e nuovi nelle casse dello Stato. A sua volta il Portogallo li ha saputi reinvestire bene, sempre nella logica che i furbi li si previene e non ci si pensa solo dopo, talvolta anni dopo che hanno svuotato la cassa. Il Portogallo poi è una terra bellissima, la gente è accogliente, la qualità della vita ottima e il suo costo basso. Arrivano quindi soldi che altrimenti non sarebbero mai arrivati, muovendo l'indotto a tutti i livelli, dall'immobiliare al commercio, senza contare il flusso di turisti fra parenti, amici e conoscenti che vengono a trovare i residenti.
Non è roba impensabile ma richiede coraggio e concretezza. Un sogno differisce da un progetto solo se ha una data in una agenda, senza cercarsi alibi che rinviano, rimandano, giustifichino.
La politica, tutta la politica, deve sapere superare la logica dei gruppi, delle corporazioni, dei ricatti fatti da pacchetti di voti, e andare avanti per la strada in cui crede. La democrazia ha dei limiti anzi è la peggiore forma di governo, come diceva Churchill, fatta eccezione per tutte le altre. Il suo limite principale però è quando comincia a pensare alle elezioni future, corteggiando gli elettori, invece di preoccuparsi degli impegni presi in quelle passate, per cui ha ottenuto in qualsiasi caso il voto e la delega popolare. Fare politica - maggioranza o opposizione poco importa - oggi è difficile ovunque e quindi occorre non aggressività ma coraggio, intelligenza e non superficialità, dialogo e non testate da bar di periferia, una rotta condivisa perché (anche se è difficile per qualcuno capirlo) si è tutti sulla stessa barca con il mare, oltre che infinito, in burrasca. La gente di mare in questi casi sa bene cosa fare e come comportarsi e i portoghesi il mare lo conoscono molto bene.

cr

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