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Decreto scuola, i docenti: “Continueremo a insegnare in barba ai conti del governo”

21 set 2018
Palazzo degli Studi
Palazzo degli Studi
È un comunicato amaro quello di un gruppo di insegnanti che, subito dopo l'approvazione in Aula de Decreto Scuola con 30 voti favorevoli, hanno deciso di inviare alle redazioni.

Chi e coltivi la speranza di poter svolgere in un futuro prossimo questo mestiere – si legge - può tranquillamente rinunciarvi: “Se prima la strada era tortuosa (tutti abbiamo messo in conto anni e anni di precariato), ora non ce n’è alcuna”. Per i docenti, l'aumento del numero di studenti per classe, la diminuzione delle circoscrizioni e le sostituzioni interne ridimensioneranno drasticamente le assunzioni e quindi la possibilità di fare gavetta.

L’insegnamento che l’operato del governo esplicita – continuano gli insegnanti - è che l’educazione è un bene superfluo, di lusso, un investimento fallimentare su cui non è opportuno scommettere: “Questo decreto sancisce per la scuola sammarinese l’inizio di una vera e propria glaciazione”. C'è preoccupazione per il futuro perché le norme, presentate come innocue, non fanno, per ora, molto rumore, ma anche le valanghe iniziano da un pugno di neve.

Tuttavia gli insegnanti promettono fedeltà al loro lavoro, in barba ai conti da governante del governo. Poi, per chiudere, prendono in prestito le parole della filosofa Hannah Arendt in “Tra passato e presente”: “L'educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che è inevitabile senza il rinnovamento, senza l'arrivo di esseri nuovi, di giovani”.

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