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Cgil: beni confiscati e spazi pubblici. Alcune proposte di utilizzo

23 set 2016
Graziano Urbinati
Graziano Urbinati
Sono occorsi molti anni e si sono dovute superare molte resistenze prima che nelle istituzioni e nell'opinione pubblica maturasse la consapevolezza della presenza della criminalità organizzata nel nostro territorio.
Ora, grazie all'impegno di chi si è sempre battuto per la legalità e al lavoro di tanti volontari militanti nelle diverse associazioni, abbiamo un Osservatorio provinciale sulla criminalità organizzata e per la diffusione di una cultura della legalità, un Protocollo d’intesa per la prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel settore degli appalti e concessioni di lavori pubblici firmato nel 2011 dal Prefetto di Rimini e dal Presidente della provincia, è del 2014 il Protocollo d’intesa per la prevenzione ed il contrasto dei fenomeni dell’usura e dell’estorsione nella provincia di Rimini firmato dalla Prefettura, dalla Provincia, dalla Camera di Commercio, da alcune banche, dalle Associazioni di categoria, dagli ordini professionali.
Come CGIL chiederemo nei prossimi giorni un incontro ai consiglieri regionali del nostro territorio per discutere del “Testo Unico su legalità e appalti” che ha iniziato il percorso in assemblea legislativa.

Oggi possiamo dire che il fenomeno mafioso è largamente studiato e analizzato e anche le iniziative di contrasto, sia da parte delle forze dell'ordine che delle associazioni di volontariato che si impegnano in questo settore, contribuiscono alla promozione di una cultura antimafiosa, soprattutto fra i giovani.
A questo proposito, per dare ulteriori risposte concrete e visibili della lotta contro il radicamento del crimine organizzato, riteniamo che sia necessario trovare dei criteri condivisi per l'utilizzo dei beni definitivamente confiscati. Mettere a disposizione della collettività questi beni e gli immobili di proprietà pubblica non utilizzati, consentirebbe anche di dare delle risposte immediate alle richieste che anche la CGIL insieme ad altre organizzazioni e associazioni del territorio ha avanzato. Da tempo abbiamo chiesto a questo scopo, all'Amministrazione Comunale di Rimini di aprire un confronto.
Mancano, in particolare nel Comune capoluogo, spazi di aggregazione e di partecipazione democratica, parole che ad alcuni possono suonare desuete ma delle quali invece si avverte un gran bisogno. Luoghi, e qui non si tratta solo di trovare gli spazi ma di investire risorse in progetti di welfare “laico”, come ad esempio l'istituzione di una mensa cittadina per i più bisognosi o di un dormitorio pubblico oggi esclusivamente affidati all'assistenzialismo del Terzo settore. Un'altra destinazione potrebbe essere quella del coworking, una realtà già molto diffusa in altre città del Paese che potrebbe rappresentare una buona opportunità per tanti giovani che non hanno sufficienti disponibilità economiche per avviare la loro attività.
Questi e tanti altri sono cantieri di cui avvertiamo la mancanza e che potrebbero far compiere un ulteriore salto di qualità al nostro territorio puntando sui bisogni della comunità, su legalità, qualità del lavoro, solidarietà, partecipazione.

Graziano Urbinati

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