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Conto Mazzini, pm: "partiti crocevia della politica corrotta"

18 ott 2015
Conto Mazzini, pm: "partiti crocevia della politica corrotta"
Conto Mazzini, pm: "partiti crocevia della politica corrotta"
"Le indagini giudiziarie hanno rilevato come i partiti di governo siano stati il crocevia della politica corrotta". Lo scrivono i magistrati sammarinesi, i commissari della legge Alberto Buriani e Antonella Volpinari, che hanno firmato la custodia cautelare in carcere per Gabriele Gatti, leader della Dc del Titano, ex capo di Stato e ministro agli esteri per 16 anni, da ieri detenuto ai "Cappuccini" per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alle tangenti, al voto di scambio, alla falsificazione di prove e ingerenza nella libera azione della magistratura. In una ordinanza di 50 pagine, i commissari ricostruiscono come a loro avviso la politica sammarinese dagli anni Novanta in poi si sia mossa "nelle trame che hanno messo in contatto uomini politici nostrani con sinistri poteri e con oscuri personaggi esteri che hanno generosamente rimpinguato le tasche di professionisti, faccendieri e politici senza scrupoli". La sensazione è che la "Tangentopoli del Titano" avrà derive estere, soprattutto italiane, perché le indagini del nucleo di polizia giudiziaria, l'antifrode del Tribunale Unico di San Marino, non sono concluse. Sul Titano da due anni c'è certezza sulla fine dei maggiori partiti, spesso alleati di governo, democrazia cristiana e socialisti-democratici, decapitati dalle indagini su "Conto Mazzini" e Gabriele Gatti. Una parte della classe politica, travolta da accuse per associazione per delinquere, mazzette, corruzione e elezioni truccate e voti comprati, sarà alla sbarra da domani alle 9,30 all'apertura del primo maxi processo della storia sammarinese. A giudizio per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio delle tangenti vi saranno infatti 8 ex ministri e parlamentari dell'antica Repubblica e uomini d'affari, soci di banche e società immobiliari. E' il primo filone dell'inchiesta partita da un conto corrente intestato a "Giuseppe Mazzini" che parte con 21 imputati, tra cui Pier Marino Mularoni (ex ministro delle Finanze), Pier Marino Menicucci (ex ministro alla Giustizia), Giovanni Lonfernini (ex Capo di Stato), Gian Marco Marcucci (ex ministro al Lavoro), Fiorenzo Stolfi (ex ministro alle Finanze e Esteri), Claudio Podeschi (ex ministro alla Sanità), Claudio Felici (ex ministro alle Finanze), Stefano Macina (ex capogruppo Psd in Consiglio grande e generale), Giuseppe Roberti, socio della Banca commerciale sammarinese, Pietro Silva amministratore della Fondazione per la promozione economica e finanziaria sammarinese riconducibile a Podeschi, e Luigi Moretti. Per la magistratura alcuni di loro sono stati in combutta con Gatti. "Nel corso del tempo - scrivono Buriani e Volpinari - fu elaborato un metodo molto efficace, che consisteva in parte nel finanziamento occulto dei partiti politici e in parte nel voto di scambio. Il sistema favoriva i politici di Governo". Poi il sistema si ingrandisce e secondo i magistrati sul finire degli anni Novanta, quando l'Italia aveva ben chiaro cosa si intendesse con la parola "tangentopoli", "a San Marino si assiste ad una progressiva estensione dell'area di conquista del potere politico". E' il totale controllo dell'economia, tanto che nell'ordinanza d'arresto si fa preciso riferimento anche al segretario degli industriali sammarinesi, Carlo Giorgi, "che non si è fatto scrupoli di chiedere e ottenere milioni di vecchie lire solo per aver segnalato un affare immobiliare". 700 milioni di lire "compensi del tutto eccezionali - scrivono i magistrati riportando le parole di Giorgi - non penso di averli dichiarati al fisco". Tutto è un affare sul quale prendere tangenti, dalla costruzione del nuovo tribunale fino alle licenze bancarie, opere pubbliche faraoniche avviate e mai concluse, con la conseguente accumulazioni di patrimoni milionari. "Con la complicità di molti, lo Stato ha rinunciato ad avere una economia sana. Alle imprese sane per avere tangenti sono state preferite le improduttive - si legge nell'ordinanza - e molti imprenditori hanno preferito impiegare le loro energie nel negoziare con la classe politica vantaggi occulti in termini di esenzioni fiscali". Gatti probabilmente possiede 80 milioni di euro. Fino ad oggi la magistratura nell'inchiesta Mazzini ha chiesto il sequestro di oltre 200 milioni di euro complessivi, ma l'impressione è che in 30 anni i milioni sottratti alla collettività siamo molti di più. Gli intermediari sono professionisti e consulenti, molti dei quali indagati e rinviati a giudizio, come Roberti che è anche il firmatario di un esposto depositato la scorsa settimana in Tribunale in cui si allegano le registrazioni vocali di un incontro tra Gatti, Podeschi e lo stesso Roberti per mettere a punto una strategia per gettare fango sui magistrati, magari con false prove. (ANSA).

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