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Il Segretario Morganti tra i testimoni del Processo Mazzini

26 set 2016
Il Segretario Morganti tra i testimoni del Processo MazziniIl Segretario Morganti tra i testimoni del Processo Mazzini
Il Segretario Morganti tra i testimoni del Processo Mazzini - In merito alle donazioni al partito nelle elezioni del 2006 ha assicurato 'sono tutte tracciabili'
Subito dopo il suo arresto lampo, il 9 ottobre 2014, interrogata sulle movimentazioni di denaro rispetto ai libretti accesi sotto l’anagrafica Conto Mazzini nella vecchia Banca commerciale Sammarinese, Mariella Frisoni (ex tesoriera PSD) fece tre nomi 'eccellenti', oggi presenti in aula pur con ruoli diversi. Stefano Macina e Claudio Felici imputati nel maxi processo, Giuseppe Maria Morganti come testimone. Il suo fu un ruolo che da subito apparve defilato, una posizione marginale di chi era venuto a conoscenza, negli anni successivi a quelle che gli inquirenti ritengono dazioni illecite, della disponibilità e di alcune operazioni di prelievo effettuate tramite libretti. Le domande della procura del fisco e degli avvocati di parte civile hanno pertanto cercato di fare luce sul budget elettorale del partito in cui ha sempre militato in un anno, il 2006, di grande cambiamenti: da una parte la fusione del Partito Socialista Sammarinese e del Partito dei Democratici, dall'altro l'introduzione della legge che mutò le modalità di contabilità dei partiti stessi. Nel mirino quella che è stata ribattezzata 'donazione Macina', ossia la somma, ipotizzata dall'accusa di 200 mila euro, (100+100), a titolo di contributo che venne garantita da Stefano Macina; il Segretario ha assicurato in aula che ogni donazione veniva registrata e che quindi anche la somma in questione era tracciabile. Ma nessuno si preoccupò di fare verifiche, nemmeno dopo il clamore suscitato con i primi arresti eccellenti, che scatenarono invece il cortocircuito politico con cui il partito sta facendo ancora i conti.
Il segretario Morganti ha poi riconosciuto come sua la firma su un documento che autorizzava l'ex tesoriera, la Frisoni si sarebbe dimessa da lì a poco, ad alcune movimentazioni sul libretto 'Bruno': ma ha dichiarato di non avere memoria né del nome de libretto né del perché non portasse semplicemente la sigla del partito; curiosità quest'ultima del commissario Gilberto Felici, che non ha rinunciato ad una frecciatina, ironizzando su quella che ha definito 'fantasia inesauribile'.

sb

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