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Lavoro dei detenuti fuori dal carcere: il giudice d'appello si rivolge al Collegio Garante

6 mar 2017
La via del carcereLavoro dei detenuti fuori dal carcere: il giudice d'appello si rivolge al Collegio Garante
Lavoro dei detenuti fuori dal carcere: il giudice d'appello si rivolge al Collegio Garante - Dopo il diniego del giudice delle esecuzioni la questione passa all'Alta Corte
Il Giudice D'Appello David Brunelli si rivolge nuovamente al Collegio Garante. Questa volta per verificare la costituzionalità delle norma che impedisce – in alcuni casi - ai detenuti di lavorare all'esterno del carcere.

Deve scontare cinque anni di prigionia per il caso delle “mazzette nei cantieri” ma, anche per motivi di salute, vorrebbe lavorare e in carcere non è possibile. Così, anche sulla scorta della perizia d'ufficio eseguita dal professor Marco Ricci Messori, il difensore del detenuto Paolo Berardi, ha chiesto al giudice che il suo assistito possa lavorare fuori dal carcere. La richiesta è stata respinta e il legale di Berardi ha dunque presentato un reclamo al Giudice D'Appello David Brunelli. Questi, analizzando la vicenda, ha ritenuto che la regolamentazione in materia è incompleta e comunque contrasta con l'articolo 15 della Dichiarazione dei Diritti e con l'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo nella parte in cui vieta “pene o trattamenti inumani e degradanti”. Il Giudice Brunelli, dunque, ha sollevato il caso di legittimità costituzionale, di fronte al Collegio dei Garanti, dell'articolo 9 della legge 29 aprile 1997 n° 94, nella parte in cui regolamenta il lavoro dei detenuti fuori dal carcere.

l.s.

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