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Truffa in Libia: materiale scarto per depurazione acque, 4 denunce

1 lug 2017
gdf Pesaro (ph corriereadriatico.it)
gdf Pesaro (ph corriereadriatico.it)
La Guardia di Finanza di Pesaro ha concluso le indagini relative all'operazione "Misurata" nel settore dei reati fallimentari, dei reati contro il patrimonio e dei reati tributari, con la denuncia di quattro persone. Le indagini, coordinate dalla Procura di Pesaro ed eseguite dal Nucleo di Polizia Tributaria, sono partite nel 2014 da una denuncia querela da parte del legale rappresentante di una società di Misurata (Libia) operante nel settore petrolifero, che segnalava la condotta truffaldina di due soggetti residenti a Pesaro e Vallefoglia, titolari della società Tecnobrum srl. I titolari, un uomo di 80 anni e uno di 48, imparentati tra loro, dal 2009 al 2011 tramite la Tecnobrum, avrebbero simulato una fornitura di materiale per la costruzione di una centrale di depurazione acque a Misurata, del valore di circa 9 milioni di euro, inviando in loco prodotti di scarto, sia pure corredato di certificazione, invece del materiale indicato nei vari contratti stipulati con la società libica. Nel febbraio 2014, la società pesarese, che nel frattempo aveva nominato amministratore un senegalese di 55 anni, è stata dichiarata fallita su istanza della società libica. Parte dei pagamenti era stata dirottata verso conti bancari nella Repubblica di San Marino, gestiti da un terzo membro della famiglia pesarese. I quattro sono stati denunciati per truffa aggravata, bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale. Accertata anche l'omessa dichiarazione dei ricavi per oltre 6 milioni di euro per il 2012 da parte della Tecnobrum srl e l'omesso versamento delle relative imposte. Il gip di Pesaro ha concesso un decreto di sequestro preventivo sino all'ammontare dell'imposta evasa pari ad euro 1,6 milioni che ha portato al sequestro di un immobile a Vallefoglia, due autovetture, disponibilità finanziarie rinvenute nei conti correnti e quote societarie di sei società, tutti riconducibili agli imprenditori di Vallefoglia e al senegalese. Nel corso dell'esecuzione delle attività di sequestro preventivo, è emerso che il senegalese aveva agito come prestanome nella cessione di un terreno a Villa Ceccolini da parte della Valore Immobiliare srl ad un fondo immobiliare di Roma per oltre 4 milioni di euro, non dichiarati con conseguente mancato versamento di imposte per un milione e mezzo. Il gip ha emesso un ulteriore e distinto provvedimento di sequestro preventivo per equivalente a carico dei veri titolari della Valore Immobiliare srl per un ammontare complessivo di 754.750 euro.

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