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Osla sulla riforma tributaria

10 lug 2012
San Marino - Osla sulla riforma tributaria
San Marino - Osla sulla riforma tributaria
Osla ha sempre cercato di evitare lo scontro sociale, credendo che in una situazione di difficoltà economica e di sistema come quella attuale siano necessarie sinergie e non logiche di bottega. Purtroppo sembra che tale sforzo sia a senso unico e non sia accolto dai sindacati che continuano a fomentarlo, credendo che i diritti dei propri associati si tutelino ledendo i diritti dei lavoratori autonomi, colonna portante del sistema economico sano ed unici in grado di generare nuovi dipendenti e quindi nuovi contribuenti. I sindacati non cercano equità sociale che non può che essere sancita dal principio che Osla ha sempre dichiarato: parità di aliquota a parità di reddito, ma cercano solo le luci dei riflettori dello spettacolo politico, che in realtà di “spettacolo” ha ben poco. OSLA contesta fermamente gli inciuci che si vogliono far passare sulla pelle degli autonomi e dei professionisti in particolare. E’ aberrante e scriteriato che fra pochi anni vi sia una tassazione al 61% (35% IGR, 26 % contributi fra I e II pilastro). Le pantomime sindacali e politiche non ci interessano. A noi interessa, avendone le capacità, di essere messi nelle condizioni di poter fare impresa, creare nuovi posti di lavoro e fare reddito per se stessi e per la collettività, e non essere obiettivo di logiche assurde dal sapore amaro di crociate alla ricerca di falsi capri espiatori. Se si vuole lottare per una vera equità sociale, si può iniziare riducendo gli stipendi nel settore pubblico, pubblico allargato e del parastato dove vi sono redditi ingiustificati che non sono conformi a questo paese. Che i sindacati cerchino la vera equità nell’evitare le disparità tra i dipendenti privati e statali, dove i primi a causa del perdurare della crisi economica e degli ancora irrisolti rapporti italo sammarinesi sono, insieme ai datori di lavoro che rischiano la propria impresa, quotidianamente a rischio licenziamento e la maggior parte dei secondi conoscono la crisi solo perché la leggono sui giornali.

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