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Patrimoniale: le modifiche alla bozza non mitigano il dissenso di categorie e sindacati

28 apr 2018
Incontro al Begni
Incontro al Begni
Non si placa il malcontento di categorie e sindacati sulla patrimoniale, nonostante i correttivi apportati alla bozza.
Anis capofila del dissenso: “Seppur ridotto dallo 0,6% allo 0,4%, l’intervento volto a tassare il patrimonio netto delle aziende era e resta sbagliato, - tuonano gli industriali - perché colpisce le imprese virtuose, mettendo a rischio investimenti e sviluppo”.

Per trovare le risorse che servono, Anis invita ad agire sulla spesa corrente, ad avviare una decisa lotta agli sprechi e all’esternalizzazione dei servizi non strategici. “Il risparmio previsto del 2,5% per il 2018 appare infatti sempre più insufficiente, e pur ritenendo opportuno un risparmio anche sul monte salari dei dipendenti pubblici, - sostengono - non ci si può limitare a questo, né credere che il problema sia solo riferibile alle persone che lavorano nella Pubblica Amministrazione”.

Sulla stessa lunghezza d'onda i rappresentanti dei consumatori: “La liquidità – secondo l'Ucs - è da ricercare nella riduzione degli sprechi, non con tagli lineari ma attraverso interventi mirati e nella riscossione di quelle imposte morose, non ancora pagate”. Chiesta inoltre dalle associazioni dei consumatori l'esenzione della prima casa e dei risparmi anche in forma indiretta. D'obbligo salvaguardare beni fondamentali come la prima casa anche per la Csu: “la tassa dovrebbe essere mirata – rimarcano CSdL e CDLS - alle grandi concentrazioni di patrimoni e capitali, sommando tutti i beni e le risorse economiche possedute da chi è detentore di queste ricchezze”.

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