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Le proteste dei "Gilet gialli" in Francia: Macron non cede ai manifestanti "ascoltiamo i francesi ma la rotta non cambia"

19 nov 2018
la protesta 'gialla'Le proteste dei "Gilet gialli" in Francia: Macron non cede ai manifestanti "ascoltiamo i francesi ma la rotta non cambia"
Le proteste dei "Gilet gialli" in Francia: Macron non cede ai manifestanti "ascoltiamo i francesi ma la rotta non cambia" - Su Facebook nasce il gruppo "Tutta la Francia a Parigi" per bloccare, sabato 24 novembre, Parigi con...
Le ultime stime parlano di oltre 300mila persone. Le proteste dei “Gilet Gialli” che stanno paralizzando tutta la Francia non accennano a fermarsi e continua il braccio di ferro con il presidente Emmanuel Macron. La “carbon tax”, introdotta dal capo di stato, che porterà all'aumento dei prezzi di diesel e benzina dal primo gennaio resta in piedi nonostante le mobilitazioni. “Siamo in ascolto dei francesi, abbiamo sentito la loro rabbia – spiega Macron in tv – ma la rotta non cambia”.

I numeri della protesta sono però molto importanti: dopo i 300.000 manifestanti e i 2.000 blocchi stradali iniziati sabato, altri 150 blocchi sono stati allestiti domenica e oggi 10 depositi di carburante sono stati bloccati. Su Facebook è nato il gruppo “Tutta la Francia a Parigi” per formare sabato prossimo, 24 novembre, una “marea umana” e bloccare la capitale con “tutti i mezzi possibili” si legge nella descrizione del gruppo. All'invito hanno già risposto positivamente 23.000 internauti e oltre 160.000 si dicono “interessati all'evento”. In parallelo anche “Debout la France”, partito sovranista francese, ha indetto per lo stesso giorno una grande mobilitazione per bloccare Parigi. Nella capitale sono già stati diversi gli scontri con la polizia e gli ultimi bilanci parlano di oltre 400 feriti, 282 arresti e una manifestante morta, investita sabato da un'autovettura.

La collera dei cittadini nei confronti del governo deriva non solo dal rincaro dei carburanti ma anche dall'aver ridotto, qualche mese fa, il limite di velocità nelle strade statali da 90 a 80 chilometri orari che si traduce in tempi più lunghi per andare a lavoro. Due misure che combinate sono sembrate alla cittadinanza un segno di distanza del governo dalla realtà e dai problemi quotidiani.

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