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L'Upr chiede più attenzione all'inchiesta Chalet

20 lug 2014
L'Upr chiede più attenzione all'inchiesta <em>Chalet</em>
L'Upr chiede più attenzione all'inchiesta Chalet
L'Ordine del Giorno approvato all'unanimità, lo scorso 22 marzo 2013, sulla vicenda “Conto Mazzini” comprendeva - come spettro di azione - una seconda questione di cui, per ora, si è volutamente parlato pochissimo: l'indagine Chalet. Per questo abbiamo chiesto nell’ultima sessione consiliare, una volta nominata la Commissione d’inchiesta, di dedicare i lavori anche a questa vicenda portando all’attenzione dell’aula alcuni elementi di fatto. Abbiamo avuto modo di visionare le oltre 700 pagine dell'Ordinanza emessa dal Dottor Alberto Scaramuzza GIP della Procura di Venezia sulla inchiesta Mose conclusasi con la richiesta di arresto dell’On. Giancarlo Galan. Nelle 700 pagine quasi un centinaio tirano in ballo il nostro Paese. Si tenga conto che l'indagine Mose nasce a seguito della conclusione di quella Chalet con il patteggiamento e la condanna - nell'autunno 2013 - di Claudia Minutillo e l'ex Console William Colombelli. Perché San Marino è tirato in ballo da Venezia? Dalle carte italiane emerge che Claudia Minutillo, ex segreteria di Galan, portava fondi neri di gruppi imprenditoriali (vicini al Governatore) a San Marino e attraverso la Bmc Broker di Colombelli (all'epoca suo compagno) i soldi - si parla di un giro di venti milioni - erano trasferiti in banche sammarinesi. Fin qui la parte italiana e a San Marino? In una nostra interpellanza sappiamo, dalla risposta del Governo, che sono giunte rogatorie da autorità giudiziarie straniere su queste vicende. Sappiamo che il nostro Tribunale ha, e l’ha ripetuto più volte la nostra televisione di Stato, collaborato e sta collaborando con la Procura di Venezia. È poi di dominio pubblico che il nostro Tribunale abbia aperto un fascicolo d’indagine per riciclaggio a carico di Colombelli e Minutillo. In particolare sta indagando sulle connessioni tra la società Adria Infrastrutture e il bonifico emesso da BCS in pieno regime di blocco del sistema dei pagamenti. Proprio quell’Adria Infrastrutture, amministrata dalla Minutillo, veicolo in Italia per fumosi progetti finanziari strettamente collegata con due realtà economico – finanziarie di diritto sammarinese. La Finanziaria Infrastrutture, sempre amministrata dalla Minutillo a San Marino, soggetto intestatario del bonifico. Una società, o meglio, una scatola vuota (così definita dai magistrati veneti) che - con base a San Marino - non aveva attività in Italia. La Bmc Broker, amministrata da Colombelli, soggetto parte della stessa filiera che si è vista assegnare incarichi e parcelle dalla Giunta Galan. C’era da pubblicizzare il sistema metropolitano regionale o la cerimonia al porto di Venezia? Ci pensa la Bmc di San Marino nonostante avesse un ufficio, un PC, una stampante e una segretaria. Ci sono altri eventi che ci obbligano a rileggere la storia del bonifico mettendo finalmente da parte le chiavi di lettura offerte dal Governo del 2011 e dalle autorità di vigilanza. Nessuno ci ha mai detto perché Otello Carli e Sergio Gemma (collega di studio di Renato Clarizia) deliberarono il blocco dei pagamenti. Nessuno ci ha mai detto perché Minutillo e Colombelli, il 15 dicembre 2011, ottengono il superamento del blocco dei pagamenti. Nessuno ci ha mai detto perché, dopo aver dato l'ok, i due commissari si dimettono dicendo che tutto sia avvenuto su esplicita autorizzazione dell'autorità di Vigilanza in particolare da Antonio Gumina divenuto poi superconsulente di Claudio Felici. A oggi mai nessuno ha voluto fare chiarezza. Sappiamo, ad esempio, che la Procura di Venezia ha in mano elementi importanti da qualche tempo. A partire da elementi, riguardanti un politico sammarinese, in cui quest'ultimo da rassicurazioni e garanzie sull'esecuzione del bonifico. Cosa poi avvenuta nonostante il blocco sancito dalla legge.Non credete sia opportuno in tal caso accertare le responsabilità politiche e amministrative? La posizione delle istituzioni competenti è stata, sin dall’inizio, piena di contraddizioni. A partire dal fumoso e postumo invio, prima del blocco del sistema dei pagamenti in BCS, di una lettera – da parte dell’amministratore della società Finanziaria Infrastrutture – in cui si sollecitava la Vigilanza di BCSM a realizzare quest’operazione. Per poi passare all’invito, da parte della stessa Vigilanza di BCSM ai rappresentanti della società finanziaria, a rivolgersi all’allora Commissario Straordinario di BCS Dottor Sergio Gemma che, vale la pena ricordarlo, si dimise dopo l’esplosione di questo episodio fino ad arrivare alla notizia di un confronto di tipo legale, tra la Vigilanza di BCSM e Bankitalia, al fine di avere un supporto tecnico in merito allo sblocco del bonifico. Peccato che il Governo (non l’UPR!) abbia, però, escluso tutto questo dicendo che – in base alla documentazione in suo possesso – non ci sono tracce né di contatti telefonici, personali ed epistolari tra i titolari del conto corrente e i membri del Comitato per il credito e le valute, il Coordinamento della Vigilanza, il comitato di Sorveglianza di BCS o il Dottor Sergio Gemma.

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