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In Consiglio rissa tra Mazza e Pedini Amati

22 ott 2014
In Consiglio rissa tra Mazza e Pedini Amati
In Consiglio rissa tra Mazza e Pedini Amati
E' Giuseppe Roberti il convitato di pietra della seconda giornata di confronto sulle dimissioni di Claudio Felici e sulla questione morale. Lo chiamano in causa sia dalla maggioranza sia dalle opposizioni. Vladimiro Selva, del Psd, gli attribuisce le pennellate che hanno tracciato questo quadro politico. Claudio Felici, ricorda, si è dimesso per “elementi disturbativi” senza essere indagato dalla magistratura. “Sono gli elementi tracciati da Roberti che nel 2014 riesce ancora a influenzare le istituzioni. E' uscito il nome di Germano De Biagi, afferma, che avrebbe accompagnato Mirella Frisoni proprio da Roberti”. Presto, aggiunge Gian Nicola Berti “inizierà la seconda fase che è quella di delegittimare il tribunale”. La grande associazione di delinquenti, dice il consigliere di Noi Sammarinesi, vuole sono essere esente da pena. Critica anche Francesca Michelotti di Sinistra Unita che ricorda “io all'incontro chiesto da Roberti non ci sono andata”. Durissimo nella replica tutta dedicata a Federico Pedini Amati il capogruppo della dc “mai andato da Roberti. Se non ci crede glielo chieda dato che ogni tanto discute con lui”. Fra i due volano accuse pesanti di banditismo sulla vendita di società, insulti mai ascoltati in Consiglio e che sicuramente avranno un seguito anche fuori dall'Aula. Questo al termine di un confronto che ha visto convergenze trasversali sulla necessità di affrontare le emergenze, in primis il bilancio. Mi auguro, anticipa Denise Bronzetti, che anche dalle forze di opposizione arrivino soluzione questa volta concrete e tangibili per risolvere i problemi. Scettica invece Maria Luisa Berti. Dall'inizio della legislatura, dice, qui non si fa più politica. C'è chi cerca di risollevare il Paese e chi invece riconosce come valida solo la propria verità, alimentando un clima di sospetto e di scontro civile. Per Luca Lazzari il generale della politica sammarinese – il riferimento è a Claudio Felici - avrebbe meritato di essere sconfitto sul campo. Ma non commettiamo l'errore di pensare che è sufficiente sostituire un politico con un altro perchè le cose si aggiustano. Certi fenomeni, sottolinea, sono la conseguenza diretta di un problema sistemico. Per il capogruppo di Rete “se i gruppi di maggioranza avessero una alternativa pronta, oggi non si discuterebbero le dimissioni di un Segretario ma la crisi di governo”. Ap, aggiunge Roberto Ciavatta, è diventata “alleanza bipolare”, se la attacchiamo siamo populisti se la sosteniamo siamo servi sciocchi. E rinnova la richiesta di dimissioni non solo dal governo ma anche dal consiglio per chi è oggetto di indagini giudiziarie. Il segretario della dc non accetta chi afferma che questa classe politica è delegittimata. Nelle elezioni del 2008 e poi del 2012, afferma Marco Gatti, sicuramente non c'è stato voto di scambio. Nelle elezioni del 2008, replica Mimma Zavoli di Civico 10, erano presenti sia Podeschi che Stolfi, “permettetemi di avere qualche dubbio”. Siamo entrati in una new age politica, commenta Marco Podeschi dell'Upr, in cui si può dire tutto e il contrario di tutto. Aprire una verifica, sottolinea il coordinatore di AP, non vuol dire sospendere l'azione di governo ma dargli un forte input. Tra due mesi, conferma, trarremo le conseguenze di quello che saremo riusciti a fare. Ma la questione morale non deve essere usata né come alibi né come clava. Il capogruppo socialista conferma la posizione assunta da Celli e salutata con favore da tutta la maggioranza. Nessuna stampella al governo, precisa Paride Andreoli. Ma ci pare troppo facile urlare “elezioni” senza pensare alle conseguenze per il Paese. Sinistra Unita, con Ivan Foschi, presenta un ordine del giorno, condiviso da Rete, Civico 10, Luca Lazzari e Federico Pedini Amati per chiedere una legge di bilancio condivisa che identifichi le linee di sviluppo immediato e, subito dopo la sua approvazione, lo scioglimento del Consiglio e le elezioni.

Sonia Tura

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