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1°Aprile: il discorso del Nunzio Apostolico

1 apr 2015
1°Aprile: il discorso del Nunzio Apostolico
1°Aprile: il discorso del Nunzio Apostolico
Come di consueto ad aprire la Cerimonia Palazzo Valloni, il decano del corpo diplomatico. Ecco il suo intervento:
"Eccellentissimi Signori Capitani Reggenti,
Signor Segretario di Stato per gli Affari Esteri,
Signori Ambasciatori e Membri del Corpo Diplomatico e Consolare,
Signore e Signori,

il Corpo Diplomatico e Consolare accreditato presso questa Repubblica è ancora una volta qui riunito per felicitare i Capitani Reggenti nella cerimonia del loro insediamento.
Con l’occasione, poi, di quest’atto, desideriamo salutare indistintamente tutte le Autorità della Serenissima, nonché i suoi abitanti.
Logicamente queste felicitazioni ai nuovi Capitani Reggenti, in quanto formulate dal Corpo Diplomatico e Consolare, non possono che essere per un “mandato di pace ed operosità” in quanto per sua natura il Rappresentante Diplomatico è un “operatore di Pace”.
Pensando al termine “pace” viene subito in mente per contrapposizione quello di “guerra”.
In realtà la pace è frutto di tutti quegli elementi che compongono “un’armonica convivenza umana” e questa va vista come un fatto etico: quale comunicazione di conoscenza nella luce del vero; esercizio di diritti e adempimenti di dovere; impulso e richiamo al bene morale e come nobile comune godimento del bello in tutte le sue legittime espressioni.
Tutti valori questi, nei quali trovano la loro perenne vivificazione e il loro orientamento di fondo le espressioni culturali, il mondo economico, le istituzioni sociali, i movimenti e i regimi politici, gli ordinamenti giuridici e tutti gli altri elementi esteriori in cui si articola e si esprime la convivenza nel suo evolversi incessante.
Inutile dire che di questi valori, che danno origine e realizzano la convivenza, quello della “Vita Umana” emerge fra tutti.
Pace e Vita sono beni supremi nell’ordine civile e sono beni correlativi. Allora: “Vogliamo la Pace? Difendiamo la vita!”.
Il binomio Pace e Vita può apparire uno slogan retorico, ma tale non è. Quante volte, poi, nella drammatica storia dell’umanità questo binomio racchiude uno scontro feroce dei due termini e non un abbraccio fraterno. E’ proprio a seguito di questo scontro che spesse volte la Pace è cercata e conquistata con la morte e non con la Vita e allora la Vita si afferma non con la Pace, ma con la lotta, come un triste fato necessario alla propria difesa.
A questo punto dobbiamo riconoscere che la parentela fra la Pace e la Vita sembra scaturire dalla natura delle cose, ma non sempre, non ancora, dalla logica del pensiero e della condotta degli uomini. Purtroppo esistono ancora troppe obiezioni - formidabili obiezioni - custodite nell’arsenale immenso delle pseudo-convinzioni, dei pregiudizi empirici e utilitaristici delle cosiddette ragioni di Stato… e sembrano ostacoli insormontabili.
Però questa è la tragica conclusione: se Pace e Vita possono illogicamente ma praticamente dissociarsi, si delinea all’orizzonte del futuro una catastrofe che, ai giorni nostri, potrebbe essere senza misura e senza rimedio sia per la Pace che per la Vita. Hiroshima è documento terribilmente eloquente e paradigma spaventosamente profetico a questo riguardo.
Se, per deprecabile ipotesi, la Pace fosse concepita come avulsa dal connaturato rispetto per la Vita, potrebbe imporsi come un triste trionfo della morte. Vengono alla mente le parole di Cornelio Tacito nella “Vita di Agricola” (30) “…ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”, che in termini poveri e liberi significano: “dove si crea il deserto, lo chiamano pace”.
Si può, al contrario, esaltare con egoistica e quasi idolatrica preferenza la Vita privilegiata di altri a prezzo dell’altrui oppressione o soppressione, ma questa non è certamente Pace!
Per ritrovare la chiave della verità in questo conflitto, che da teorico ed etico si fa tragicamente reale, e che profana ed insanguina, ancora oggi, tante pagine dell’umana convivenza, bisogna senz’altro riconoscere il primato della Vita, come valore e come condizione della Pace. Ecco la formula: “…se vuoi la Pace, difendi la Vita!”. La Vita è il vertice della Pace. Se la logica del nostro operare parte dalla sacralità della Vita, la guerra come mezzo normale e abituale per l’affermazione del diritto e quindi della Pace è virtualmente squalificata. In definitiva la Pace non è altro che il sopravvento incontestabile del diritto e alla fine la felice celebrazione della Vita.
La Repubblica di San Marino ha la fortuna di vivere questo spirito e situazione concreta di Pace, anche se circostanze concrete di ogni giorno rendono non del tutto perfetta la situazione.
Questo si nota nel suo interno: così il Titano sta facendo passi notevoli verso la creazione di un habitat attraente per le imprese come pure per la cooperazione internazionale. In effetti viene rilevato che le imprese tornano in positivo. La stessa voce “turismo” sta riprendendo quota e lascia ben sperare.
Segni positivi si notano anche nei rapporti con i Paesi più vicini o consimili e con la stessa Europa. Tra gli eventi più recenti da ricordare: la strategia comune con l’Italia per creare sinergia tra le polizie dei due paesi o il progetto sul memorandum d’intesa tra le due Banche principali; la ricerca della Serenissima con Andorra, Monaco e Unione Europea di un metodo di lavoro il più possibile condiviso; la firma a Berlino dell’accordo per lo scambio automatico di informazioni fiscali secondo il modello Ocse.
Signori Capitani Reggenti, da oggi alle loro Eccellenze è riservato il compito e l’onore di proseguire quest’azione di Pace, portata avanti da quanti vi hanno preceduto nel governo della Serenissima. Un processo di Pace, incentrato nella Vita di ogni sammarinese.
L’intero Corpo Diplomatico e Consolare, qui presente, ossequia le più vive felicitazioni per quanto è stato conseguito e augura una pacifica e fruttuosa continuazione".

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