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Consiglio: le dimissioni di Felici e Macina

21 mag 2015
Consiglio: le dimissioni di Felici e Macina
Consiglio: le dimissioni di Felici e Macina
In notturna le dimissioni di Claudio Felici (Favorevoli 43 Contrari 3 Astenuti 1) e di Stefano Macina (Favorevoli 39 Contrari 6 Astenuti 1) sono accolte dal Consiglio Grande e Generale. Al termine di un lungo dibattito. Nel quale più volte la maggioranza ribadisce che "servono sentenze prima di dare giudizi". Lo dice tutta la maggioranza e lo ripete l'Upr che, con l'inchiesta Conto Mazzini, ha quasi totalmente rinnovato il proprio gruppo consiliare. Ed è il Psd, per voce di Vladimiro Selva, ad aprire il dibattito sulle dimissioni di Claudio Felici e Stefano Macina dopo il rinvio a giudizio sempre per la stessa inchiesta. Le loro dimissioni, dice Giuseppe Morganti, non sono provocate dal codice etico del Psd. E' stata la loro precisa volontà e per questo li abbiamo ringraziati. Hanno lavorato con noi, sottolinea, per cambiare davvero il Paese. Oggi non ci sono più scuse, rimarca Gian Nicola Berti: se qualcuno vede illegalità le deve denunciare. Se non lo fa è compartecipe. Al tribunale tutti riconoscono il merito di avere fatto luce su come la politica ha gestito consenso e potere. Ma non solo la politica, è l'analisi: il mondo economico, le imprese, le banche, le finanziarie, le società rilasciate, l'intero sistema, erano parte in causa. Per il coordinatore di Noi Sammarinesi fa paura il “giustizialismo mediatico prima che i processi vengano celebrati”. Da William Giardi solidarietà sul piano umano e l’augurio che la magistratura chiarisca vicende che sembrano coinvolgere l’intero sistema Paese. Le persone sono innocenti fino all’ultimo grado di giudizio, ribadisce l’Upr, mentre sempre più spesso si ascoltano sentenze decretate dai giornali e dalla gente. Il capogruppo di Alleanza Popolare invita a prendere le distanze dal giustizialismo e da chi cerca di buttare a mare tutta la politica. Quel che sta succedendo, dice Nicola Renzi, è il frutto di un cambiamento intrapreso a partire dal 2008 con ferma volontà politica. Delegittimare quello che è stato fatto comporterebbe, conclude, rischi molto gravi. Nessun processo sommario, dice Ivan Foschi di Sinistra Unita, ma sotto la lente dei magistrati è finita una intera stagione politica. Questo deve fare scattare più di un allarme. Altrimenti non capiamo la sfiducia crescente nei confronti della politica e delle istituzioni. Il sistema era davvero malato, rimarca, e il marciume veniva denunciato da poche voci dell’opposizione. Per Andrea Zafferani di Civico 10 l’unico commento possibile rispetto alle dimissioni è “era ora”. Troppo importanti gli addebiti, afferma, per non tutelare subito l’Aula consiliare che deve essere composta da persone limpide e credibili. Ed è proprio sul silenzio di Felici e Macina che, sottolinea, si dimettono senza motivazioni, a puntare il dito Zafferani. E’ la prima volta che succede e la considero una mancanza di rispetto per l’Aula. Tutto è avvenuto senza scuse e ancora in assenza di una norma in grado di tutelare le istituzioni. Dal Consiglio deve arrivare la condanna politica, commenta Elena Tonnini di Rete, e la politica deve promuovere anche la condanna sociale. Questo sistema si è infilato dappertutto mantenendo in vita le due facce: l'apparenza del bene comune e quello criminale. Per 20 anni molti imprenditori sani sono stati cacciati mentre rimangono in piedi le imprese che godono degli sgravi fiscali. E' invece d'accordo con Civico 10 il Segretario alla sanità. Condivido, dice Mussoni, la necessità di fare leggi specifiche. Non si può lasciare alla prassi l'assunzione di queste responsabilità. E invita tutti i consiglieri e il governo a fare, dice, “una piccola cosa: dichiarare che non sono in corso e non si è a conoscenza di atti civili o penali sulla propria persona”. Io lo farò subito, aggiunge, e quando ci sarà questa chiarezza lasciamo fare alla magistratura il suo lavoro senza interferenze.

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