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Consiglio, Celli: "Per Capuano l'unica strada era il ricorso all'assistenza finanziaria e tecnica del Fondo Monetario"

23 nov 2017
Simone Celli
Simone Celli
Oggi è il giorno di Capuano.
L'Aula torna quindi ad infiammarsi dopo la bufera per le dimissioni di presidente e due membri della Commissione Affari di Giustizia.
E' in questo clima particolarmente acceso che si inserisce l'altro argomento spinoso: la rinuncia all'incarico del Direttore di Banca Centrale.
Con Capuano – dice Celli - si era giunti ad una nomina di un professionista super partes, in grado di traghettare il sistema fuori dalla tempesta, con l'avvallo del ministero dell'economia italiano.
Nonostante la squallida campagna denigratoria preventiva dell'opposizione, il direttore si è messo al lavoro con dedizione e spirito di servizio.
Agli Annual Meeting ha agito in stretta sinergia con organismi internazionali.
Celli entra poi nella parte della lettera in cui Capuano fa riferimento alla mancanza di una chiara volontà di affrontare i problemi del sistema. Il Segretario alle Finanze spiega che Capuano aveva maturato la convinzione che l'unica strada fosse il ricorso all'assistenza finanziaria e tecnica del Fondo Monetario.
Il Governo pur non escludendo questa ipotesi, voleva però approfondire dal punto di vista politico, non agire con un'operazione verticistica.
Questo prender tempo – dice Celli – probabilmente è stato letto come segno di incertezza”.
Celli manifesta seria preoccupazione per Banca Centrale, punta il dito contro meccanismi di autodifesa che prima ostacolano poi affossano impegno, capacità e professionalità. In BCSM ci sono carriere milionarie fatte senza assumersi nessuna responsabilità.
Godendo di impunità patrimoniale. Insomma, un mondo a parte. “Sono passati attraverso la bufera – attacca Celli - hanno staccato gli assegni di Banca Centrale usati per pagare le tangenti della sede di Via del Voltone.
Se la sono cavata ma vogliono mantenere il potere. Entrano nel mirino del segretario stipendi da centinaia di migliaia di euro. E' possibile – chiede – che un alto funzionario guadagni 250 mila euro puliti e il direttore generale arrivi a stento a 60.000?
L'attuale sistema retributivo è irrazionale e irragionevole. Banca Centrale non va chiusa ma ripensata dalle sue fondamenta”. Assicura massimo impegno del Governo in questa direzione e trova l'appoggio della maggioranza anche se per l'opposizione si stanno spostando le colpe.
“Va ripensato il ruolo di Bcsm – afferma Michele Muratori - ma ancora più urgente rivedere gli equilibri interni”.
“C'è assoluta necessità di riforma – aggiunge Luca Boschi - ma un organismo di vigilanza serve. Dobbiamo riuscire tutti insieme a pensare ad un nuovo modello in un'ottica di totale condivisione”. L'argomento del giorno sono però le dimissioni di Raffaele Capuano e grande attenzione viene riservata al passaggio della sua lettera in cui fa riferimento alle perquisizioni. Non è ammissibile – sottolinea SSD - che un dirigente del ministero del Tesoro se ne vada sbattendo la porta.
E' stato arrecato grave danno di immagine al paese” - dice Fabrizio Perotto che invita politica e paese a riflettere sulla vicenda che ha ancora – dice - troppi lati oscuri.
Chiede risposte. “Un caso increscioso – ribadisce Nicola Renzi - su cui il Congresso ha cercato di intervenire con una riunione del Ccr, chiedendo a Banca Centrale una relazione su quanto successo e comunicando gli accadimenti alla Reggenza. Non credo che oggi possiamo puntare il dito contro quello o quell'altro, ma i fatti dovranno essere accertati con fermezza. In un Paese che voglia essere normale - continua – certi fatti non possono verificarsi”. Per Elena Tonnini "è inaccettabile che Segretari incitino allo scontro con il tribunale. Forse l'intento dell'esposto – dice - non è fare chiarezza ma indirizzare il lavoro di indagine sull'operazione titoli verso lidi più benevoli”.
"L'esposto - precisa Andrea Zafferani - è tutto fuorché un attacco, ma la riconferma della fiducia alla magistratura. L'intento è quello di voler verificare se tutto si sia svolto nel rispetto delle norme".
Per l'opposizione le vere ragioni delle dimissioni sono altre. A partire dal trattamento economico. “Gli avete promesso qualcosa che poi non gli avete garantito”, “quali certezze sono venute meno?", chiede Alessandro Mancini. Ci sono responsabilità politiche – fa notare - e c'è stata una sottovalutazione del Governo se l'epilogo è stata la sua sua uscita di scena”.
Teodoro Lonfernini mette in guardia maggioranza e governo: “state di nuovo sbagliando a trasferire problemi interni all'autorità giudiziaria in modo così sbilanciato”. "Non credo – dice Pedini Amati - che le dimissioni derivino realmente da una seconda azione della magistratura rispetto ad una inchiesta già aperta".
Per Andrea Nicolini è lo stipendio l'elemento centrale. “La distorsione sta in quello del vice direttore. Sono dirigenti, se non accettano diminuzioni congrue vanno sostituiti”.
“Mi fa inorridire – tuona Iro Belluzzi - che si punti solo su una perquisizione e lo faccia proprio il partito – SSD - che dovrebbe essere garante della magistratura e del diritto”.
Gli risponde Margherita Amici: “grave che in un parlamento si venga a dire che i partiti devono farsi garanti della magistratura. E' un potere indipendente perché sancito dalla nostra Carta Costituzionale”.
Rispetto all'istituto di Via del Voltone, Pasquale Valentini ricorda che è stato grazie a questa Banca Centrale che San Marino ha riacquistato credibilità internazionale. Occorre piuttosto consolidare.
“Vigilanza e controllo sono fondamentali”. Poi, sulle risorse, torna alla relazione di Celli. “Scopriamo oggi che c'è in ballo una questione con il Fondo Monetario. Non averne parlato prima è di una gravità inaudita”. "Perché – rincara la dose Marco Gatti - il governo non ha avviato una consultazione intensa con forze politiche, sociali ed economiche? Invita poi ad entrare nel merito delle problematiche, “non inventiamoci le cose che nella lettera non sono scritte, tipo che non c'è collaborazione in Banca Centrale”.
L'ipotesi del Fondo Monetario vede favorevole Marina Lazzarini. “Con il suo sostegno - dice - San Marino diverrebbe un paese certificato e sicuro, non avrebbe bisogno di chiedere prestiti ad altri Stati, né privatizzare servizi o svendere gioielli di famiglia. La sovranità rimarrebbe nelle mani dei sammarinesi”.
Cosa si è rotto – chiede Denise Bronzetti - fra la Segreteria di Stato e Capuano? Quali erano gli accordi presi? Vuole anche sapere in quale direzione il Governo intende andare rispetto alle politiche di Bcsm. Sono quelle dell'internazionalizzazione o il rafforzamento rapporti bilaterali?
Giancarlo Venturini mette poi in evidenza le analogie nelle ragioni delle dimissioni di Capuano sulle misure intraprese dal governo rispetto agli obiettivi, con quelle di Grais e Borri.
Sulle perquisizioni torna Lorenzo Lonfernini. “Chiedere chiarezza – dice - non significa attaccare un potere dello Stato ma è un atto doveroso. Nessuno deve sentirsi leso nella sua autonomia ma tutti devono concorrere serenamente a chiarire la vicenda".

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