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Consiglio notturno rovente, tribuna piena e nuovi scontri sulla giustizia

20 feb 2019
La tribunetta ieri seraConsiglio notturno rovente, tribuna piena e nuovi scontri sulla giustizia
Consiglio notturno rovente, tribuna piena e nuovi scontri sulla giustizia - È <strong>scontro feroce nella notte</strong>, tanto che la <strong>Reggenza</strong> minaccia di <s...
È scontro feroce nella notte, tanto che la Reggenza minaccia di cacciare dall'Aula Federico Pedini Amati e poco dopo interrompe la seduta mandando tutti a casa. Questa mattina, in Ufficio di Presidenza, I Capitani Reggenti richiamano nuovamente il parlamento al rispetto rimarcando il proprio imbarazzo.

La tensione è alle stelle, la tribuna è piena, ci sono anche avvocati, “ la gente lassù sul loggione – dice Stefano Canti – vi sta dicendo di dimettervi”. Il tema giustizia ancora una volta infuoca animi e spalanca distanze. Con quello che Federico Pedini Amati definisce un blitz, la maggioranza presenta emendamenti per garantire piena operatività al Dirigente del tribunale. Arrivano con il progetto di legge in seconda lettura che supera i due terzi per le nomine in Commissione. L'obiettivo, da subito dichiarato dal capogruppo di SSD e ribadito dal Segretario Renzi, è far sì che la giustizia funzioni.

Non basta alla minoranza, che attacca nel merito e nel metodo. Giancarlo Capicchioni definisce il Pdl “immorale”, per Matteo Zeppa più che un blitz è un'azione pianificata, “dalla cacciata senza pezza normativa del magistrato dirigente – accusa – è stato il dirupo”. Per l'opposizione si vogliono correggere in corsa i problemi della scelta di un Dirigente non magistrato. Oscar Mina mette in guardia da una politica che “svalica le sue funzioni”, cambiando una legge costituzionale con una qualificata. Alessandro Mancini attacca SSD. “Come si fa – chiede – aprire al dialogo e al confronto e un minuto dopo mettermi una supposta come questa?”. Nel mirino anche il trattamento retributivo di Guzzetta che con delibera del Congresso percepirà indennità particolari nonostante le norme non lo prevedano. “Con questo pdl – attacca Roberto Ciavatta - date copertura legale a una violazione di legge”.

La maggioranza rispedisce al mittente le accuse. “ Abbiamo sentito toni che di politico hanno ben poco” - commenta Mimma Zavoli che punta il dito contro affermazioni “false e fuorvianti”. Nella presentazione degli emendamenti – chiarisce – nessun regolamento consiliare è stato violato. Così come è falso che si stia modificando una legge costituzionale con una legge qualificata. “ Non accetto che passi il messaggio che stiamo sovvertendo l'ordine democratico e lo Stato di diritto”. “È l'evoluzione del primo ed embrionale colpo di Stato” commenta Margherita Amici e “attenendoci al testo della legge – aggiunge - chi ha detto qui dentro che il magistrato dirigente quando avoca fascicoli decide a quale magistrato distribuirli, sostiene il falso”. Critica chi getta un'ombra sul tribunale, e riporta il tutto a quella che definisce la vera domanda: “questo tipo di intervento va ad influire sull'autonomia della giustizia e nei rapporti fra i poteri? Il problema – aggiunge – è che c'è chi si sta giocando il tutto per tutto nella partita della questione giustizia.

Si riparte con Giuseppe Morganti che riprende il suo intervento da dove, ieri sera, lo aveva lasciato. Ribadisce che l'intervento proposto è interpretativo, va a sanare un vuoto legislativo, facendo chiarezza su funzioni
che si sovrappongono e vengono meglio esplicitate. Chiede anzi che si metta a verbale che vengano esclusi poteri giurisdizionali. Ribadisce che il provvedimento nasce all'interno di una complessa discussione in Consiglio Giudiziario Plenario, “in cui si è valutato tutti insieme che una sua interpretazione non fosse sufficiente a dirimere necessità oggettive di operatività”.

Nicola Renzi si dice preoccupato da quelli che ritiene i veri sentimenti di parte dell'Aula. “ Ho sentito di un tribunale che va commissariato, di magistrati che potrebbero colpire questa o quella forza politica. Quando iniziamo a dire queste cose – avverte - siamo davanti al corto circuito istituzionale”. Provocazioni – spiegano dall'opposizione – in risposta ad una volontà di creare caos e alimentare lo scontro. L'opposizione chiede di ritirare l'emendamento, di rispettare l'iter e avviare il confronto dopo le nomine in Commissione. Per evitare un punto di rottura insormontabile.

Dopo 4 mesi di impasse, l'opposizione consente con voto palese alle nomine di Matteo Ciacci e Michele Muratori in seno alla Commissione Giustizia e presenta una mozione affinché venga ritirata la legge che introduce la votazione con maggioranza semplice e gli emendamenti sul tribunale. Si chiede, in subordine, di sospendere e tentare un confronto. Non passa con 20 voti a favore e 31 contrari. La maggioranza presenta un ulteriore emendamento per mantenere il quorum dei due terzi ma va avanti con le modifiche delle funzioni di Dirigente. Dim rinuncia al dibattito. “Nonostante i 39 voti concessi – attacca Matteo Zeppa - si continua con le forzature. E avverte: “C'è già in atto un monitoraggio da parte dell'Unione Europea”. “Stiamo discutendo un'altra legge” – rimarca la Dc. “Non intervengo su leggi qualificate che riguardano l'ordinamento giudiziario e il suo funzionamento in questo modo. Non è opportuno”- afferma Teodoro Lonfernini.

MF

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