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Consiglio: clima diverso sulla giustizia. Le posizioni rimangono lontane ma si abbassano i toni

14 mar 2019
Il riferimento del Segretario Renzi
Il riferimento del Segretario Renzi
Era uno dei comma più attesi. Il Consiglio riparte dalla giustizia, tema a più riprese terreno di scontro politico. Oggi, però, si respira un clima diverso. Il Segretario Renzi, dopo il ringraziamento al giudice Emiliani, si sofferma sul ritardo nell'analisi della relazione sullo Stato della Giustizia. “Il comma – spiega - è rimasto per lungo tempo aperto in Consiglio Giudiziario Plenario, proprio nell'ambito della discussione in Commissione sulla relazione del 2016, che da allora non completò mai il suo iter”. Torna sulle polemiche sul percorso intrapreso, scaturite in mozioni di censura e sfiducia, “sono convinto – dice – di aver operato nella più totale buona fede, con l'unico interesse di risolvere i problemi”.
Tornando invece sulla diversa interpretazione della legge, per Renzi l'accusa non è più lecita quando c'è malafede. “Si è tentato di fare passare anche presso gli organismi internazionali che a San Marino sia stato rimosso un magistrato. Cosa falsa. È stato adottato un provvedimento di revoca nei confronti di una persona che esercitava il ruolo di magistrato dirigente e che a tutt'oggi esercita le sue funzioni di magistrato. Nessun colpo di stato. È stato fatto tutto nel solco delle leggi”.
Stigmatizza gli attacchi feroci da parte di consiglieri nei confronti di magistrati, “non basati sull'analisi del lavoro svolto, ed emblematico del doppiopesismo che ha guidato l'analisi in Aula”. Lancia quindi l'appello per una nuova ripartenza.

I consiglieri di Repubblica Futura, però, non risparmiano critiche all'opposizione, mettono l'accento sugli arretrati e sotto la lente il magistrato Morsiani e l'ex Dirigente Pierfelici. “I ritardi avvantaggiano chi è inadempiente, fanno perdere tempo e risorse allo Stato – dice Roger Zavoli e una giustizia lenta non rende attrattivo un paese”. L'ex Magistrato Dirigente Pierfelici – rileva - non ha risolto i problemi di organizzazione del lavoro e la produttività”. Per Fabrizio Perotto chi vuol fare passare che fino al 2017 il tribunale funzionava e che i problemi sono arrivati dopo, “racconta una storiella che non sta in piedi. Un tribunale che manda in prescrizione fascicoli – dice - crea un danno economico e d'immagine”. Fa riferimento alle oltre 500 sentenze penali pendenti. “Chi per anni ha coordinato il lavoro dovrebbe assumersi la propria responsabilità così come chi ha accumulato fascicoli senza portarli a termine”.

A Iro Belluzzi non piace la piega che sta prendendo il dibattito. “Gli sgherri della maggioranza – dice - tradiscono la volontà di Renzi quando invita ad una ripartenza”. “Il clima di conflittualità non fa bene alla giustizia”, afferma Massimo Andrea Ugolini, per cui andavano intraprese strade per un percorso di condivisione. Rileva poi vizi procedurali nella nomina del Dirigente. Inammissibile – dice - che la politica segua parte della magistratura”.
“Nicola Renzi, nonostante lamenti di aver subito censure e una mozione – afferma Davide Forcellini - non ne ha capito le motivazioni. Il Segretario è chiamato ad esercitare il suo potere esecutivo e alla luce del principio di separazione dei poteri avrebbe l'obbligo di non ingerire sul tribunale. Per questo abbiamo parlato di colpo di stato, ed è per questa ingerenza che abbiamo fatto censure e mozione di sfiducia”. Teodoro Lonfernini si dice imbarazzato. “Dei 585 fascicoli aperti – fa notare – 40 riguardano riciclaggio e 184 truffe alle assicurazioni. Nonostante tutto questo, per due anni la politica si scapicolla per discutere dell'ufficio giudiziario creando fazioni”. Sui ritardi, chiede rispetto dei tempi e della forma. Alessandro Mancini accusa Renzi di non essere entrato nel cuore dei problemi e di non aver detto come ripartire. Chiarissimo, poi, per Mancini, l'obiettivo degli interventi dei consiglieri di RF, il loro voler ricondurre tutti i problemi della giustizia al carico di arretrati del magistrato inquirente. “Leggendo il compitino scritto da altri, anticipano i contenuti del dispositivo che la maggioranza vorrà mettere a votazione a fine dibattito”.
Marianna Bucci teme ci sia una strategia per voler togliere dalle mani di quel giudice il Caso Titoli e le indagini sulle infiltrazioni di Confuorti. “Gli si consenta – dice - di andare avanti con il suo lavoro”
Jader Tosi coglie però il clima diverso e si dice fiducioso che si possa voltare pagina. “Se nella giustizia serve collaborazione, serve anche in quest'aula. Anzi, di più. Dovremmo dare l'esempio”. Stesso invito da Emmanuel Gasperoni, che chiede di chiudere “una pagina eterodiretta dai capibranco dell'opposizione, preludio pericoloso a rabbia e caos”. Su una considerazione le posizioni convergono: i tempi, troppo lunghi, di indagini penali e processi. Tema che Francesco Mussoni invita ad approfondire in una visione sistemica, non ad personam. Marco Nicolini non la manda a dire. “Possiamo leggere mille pagine di relazioni al mese e discuterne in Consiglio, ma ci sono magistrati che sono tumori in tribunale, che stanno lì ad ammorbare, ad avvelenare l'aria, a distruggere il nostro paese”.

MF

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