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VL Pesaro. Appunti di una serata impegnativa.

14 gen 2018
Foto: VL
Foto: VL
??"Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena e altre diciassette volte a meno di dieci secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento partite. Trentasei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l'ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto". Sono parole - non sconosciute peraltro - che ha detto una volta Michael Jordan e? che? forse andrebbero scritte nel bronzo e affisse in ogni scuola, in ogni campo da gioco, in ogni luogo dove il coraggio di sbagliare? -? senza? mai? arrendersi? - e ripartire subito ? è necessario per vivere?, non solo per giocare a pallacanestro.
Ho personalmente scoperto il basket a San Marino - o meglio a Pesaro - solo un paio di anni fa quando come Rtv decidemmo di correre una avventura insieme a una leggenda come la VL? Pesaro?. Certo, avevo visto qualche partita in tv, così come vedevo il rugby senza capirne minimamente le regole, come fosse un film in una lingua sconosciuta. Un bel film incomprensibile, insomma. Poi questo accordo con la VL Pesaro di Ario Costa, due miti scoperti conoscendoli, mi ha fatto affezionare a queste domeniche dove le famiglie pesaresi vanno tutte insieme?, in campo o quasi, ?a giocare ?insieme ?con la squadra.? ?
La prima cosa che ?colpisce? ?de?l basket?, a un primissimo impatto,? è la velocità,? - di fatto,? un moto freneticamente perpetuo per due ore - la seconda? sono? i ?continui ?colpi di scena?, a raffica, uno dopo l'altro?. Nulla è garantito, nulla è sicuro, nulla è scontato se non che chi mette più palloni nel canestro vince, chi non impedisce che più palloni entrino nel canestro, perde. Al di la delle oltre settanta regole? - gioco di intelligenza quindi e non solo di potenza -? la questione è tutta qui.
Pesaro poi ha una squadra strana che ogni anno si inventa un modo per rilanciare di un altro anno l'avventura e ogni anno è un miracolo, come quando ?il? suo vicino di casa esce? da una curva?? a Misano? con la moto a duecento all'ora ?senza che? nessuno sa?ppia? come? diavolo? ha fatto e forse non lo sa neanche lui. ?
Così? ogni anno a Pesaro la VL ricomincia, con nuovi nomi e nuove storie, con un budget non esattamente ricchissimo? ma che fa quello che può grazie? ?a?l suo consorzio? coordinato da Luciano Amadori insieme a tanti altri pesaresi doc e non. Tante realtà e non un unico proprietario come per altre squadre, una comunità, per capirsi, un gruppo ?irriducibilmente impegna?to?? a non lasciare che il tempo e la crisi seppelliscano la leggenda in passato, anche se ogni volta è più dura.
Gli antagonisti - Milano per esempio - hanno? appunto patron prestigiosi che fanno da? sponsor milionari oppure? scendono in campo? concretamente istituzioni convinte - è il caso della Regione Sardegna?, con Sassari,? ?che ha portato ottimi ritorni nell'isola e fuori. ?Per inciso forse? un domani? la Regione Marche potrebbe? persino? riflettere su una VL Marche Pesaro, ?una occasione e un ?testimonial ?unico che sarebbe un errore sottovalutare - perché ?poi, ?come nel poker?,? è dura vincere se di fronte hai qualcuno che ha venti volte la tua posta. Forse ce la puoi fare, certo? ?ma non è ?sicuramente facile?.
Anche quest'anno la squadra corre, gioca, fa cose incredibili? - compatibilmente con i suoi mezzi -? ma la fortuna spesso è mancata e la fortuna conta, caspita se conta. Il bello che hanno però questi giocatori è che non sanno arrendersi. Ogni partita è stata giocata sul filo dell'ultimo secondo e anche se si perde, si va via magari incazzati ma raramente depressi. La fortuna gira? ? e ?loro ?se lo meritano? questo giro di sorte che - solidi scongiuri a parte - ieri sera si è fatto intravedere a tratti?. Se lo merita questa città, se lo meritano i ragazzini con la maglia biancorossa che bordo campo?,? pronti a intervenire? per dare una ripulita a un angolo del campo? oppure? a portare? nelle pause? asciugamani e acqua a arbitri che? peraltro raramente?? ringraziano e? a qualcuno può venire? in mente un ragazzino all'Olimpico che si chiamava Totti, che aveva la loro età e faceva grossomodo quello che facevano loro, anche se il suo canestro era parecchio più grande e i pallone più piccolo.
Contro i sassaresi ?ieri sera? la ?dea del basket? ha ?riconosciuto ? merito e coraggio?, un coraggio come quello? per esempio di tirare a canestro da lontano all'ultimo ?secondo?? e per di più centrarlo in pieno?. ?Si torna dunque alla base di partenza del discorso perché proprio perché? sbagliando e? rischia?ndo? di sbagliare, nel basket come nella vita, si finisce? poi? per vincere. ?Sembra assurdo ma è vero. In fondo Jordan è uno che di queste cose se ne intende? e se lo dice lui?.?

cr?

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