Circa 200.000 persone potrebbero essere costrette a fuggire, da Mosul, nelle prime settimane dell'assedio. L'allarme, lanciato dall'Onu, conferma in qualche modo quanto dichiarato ieri da Mosca, che aveva parlato del rischio di una catastrofe umanitaria. In effetti, le operazioni per la riconquista della roccaforte dell'ISIS, sembrano procedere a rilento. “Le forze governative e quelle curde – ha affermato il portavoce dell'esercito iracheno - non sono sotto pressione per accelerare la marcia verso la città”. Smentita, inoltre, la notizia della conquista di Qaraqosh: dalla quale circa centomila cristiani fuggirono, nel 2014, per non cadere nelle mani dei tagliagole. Sarà necessario tempo, insomma, per dare il via al vero e proprio assedio a Mosul, dove si stima vi siano 6000 miliziani del DAESH. Nel frattempo, in Siria, crescono le preoccupazioni circa un possibile massiccio afflusso di jihadisti dall'Iraq. In giornata, il Cremlino, ha deciso comunque di estendere di tre ore la pausa umanitaria prevista per domani ad Aleppo. Gli aerei russi e siriani avevano interrotto le operazioni fin da ieri. Uno stop del quale avrebbero approfittato le milizie dell'opposizione, e le bande qaediste presenti nella sacca, che – secondo fonti governative – hanno martellato con l'artiglieria i quartieri residenziali. “Gli Stati Uniti - ha aggiunto il capo dello Stato Maggiore russo - non hanno preso nessuna iniziativa per separare i terroristi dai ribelli”. Da registrare anche le dure accuse lanciate, sempre da Mosca, alle forze aeree del Belgio, che avrebbero bombardato una località nella Regione di Aleppo provocando 6 vittime tra i civili. Bruxelles, tuttavia, ha smentito seccamente.
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