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L'omicidio stradale è reato in Italia. E a San Marino?

22 nov 2017
L'incidente in cui è morto un 51enne rimineseL'omicidio stradale è reato in Italia. E a San Marino?
L'omicidio stradale è reato in Italia. E a San Marino? - In seguito all'incidente mortale avvenuto lo scorso giovedì sulla Consolare non sono pochi i dubbi s...
È di giovedì scorso la notizia dell'incidente stradale sulla Consolare nel quale ha perso la vita un 51enne riminese. Coinvolto un 34enne del Titano indagato per omicidio stradale aggravato che ora rischierebbe una pena tra gli 8 e i 12 anni di reclusione. A pesare, in particolar modo, è l'aggravante della guida in stato d'ebbrezza. Il giovane era infatti risultato positivo al test alcolemico e nel sangue trovate tracce di droga.
E da questo caso si può riflettere e fare il punto sulla recente introduzione del reato di omicidio stradale, entrato in vigore nell'Ordinamento Penale italiano il 23 marzo 2016.
Un reato autonomo, presente all'articolo 589-bis, graduato su 3 varianti: dall'ipotesi base, quando la morte è causata violando il Codice della strada punito con una reclusione da 2 a 7 anni alla fattispecie che contempla una pena fino a 12 anni qualora l'omicida sia sotto effetto di alcol o sostanze stupefacenti.
Ad un anno dall'entrata in vigore della legge sull’omicidio stradale, erano 843 gli incidenti mortali registrati fino allo scorso aprile. Per 456 eventi si è proceduto alla contestazione di questo nuovo reato e nell’85% dei casi i responsabili rischiano pene fra i 2 e i 7 anni di carcere.
A San Marino non esiste identica fattispecie rispetto a quella prevista dall'ordinamento italiano – spiega l'avvocato riminese Alessandro Petrillo – per cui il cittadino che causi la morte a seguito di incidente stradale in territorio sammarinese, risponderà di omicidio colposo secondo le leggi della Repubblica".
Nel caso in cui però il cittadino sammarinese in seguito a un incidente stradale avvenuto a San Marino commette un reato di omicidio stradale ai danni di un cittadino italiano potrebbe essere punito in Italia a condizione che il Ministro della Giustizia ne faccia richiesta, come indicato nell'articolo 10 del Codice Penale, entro 3 mesi dal giorno in cui ne ha avuto notizia. "Anche se astrattamente è possibile, reputo – continua Petrillo – sia un'ipotesi assai remota".

Silvia Sacchi

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