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Trump lascia l'accordo sul nucleare: nuovi equilibri Emirati, USA, Israele

21 mag 2018
Elisabetta NorziTrump lascia l'accordo sul nucleare: nuovi equilibri Emirati, USA, Israele
Trump lascia l'accordo sul nucleare: nuovi equilibri Emirati, USA, Israele - A due settimane dall'annuncio del ritiro degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare iraniano, i quo...
Emirati, Usa, Israele: nuovi equilibri

A due settimane dall'annuncio del ritiro degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare iraniano, i quotidiani locali continuano a pubblicare articoli di sostegno a Trump, andando ad alimentare, come si temeva, le diverse tensioni in campo in Medio Oriente.
Gli Emirati Arabi, insieme all'Arabia Saudita e al Bahrein, hanno infatti subito annunciato il loro appoggio a Trump e hanno invitato la comunità internazionale ad "ascoltare l'appello del presidente americano - hanno dichiarato - per un Medio Oriente privo di armi di distruzione di massa”. Per ora in posizione neutrale gli altri Paesi del Golfo, Kuwait, Qatar e Oman.
Ci si chiede, dunque, quali siano adesso i possibili scenari. Innanzitutto, si teme una corsa agli armamenti nucleari nei Paesi della zona. L'Arabia Saudita ha dichiarato nei giorni scorsi che se l'Iran ricominciasse a sviluppare un programma nucleare militare, a sua volta re Salman potenzierebbe il proprio.
Si rafforza inoltre – anche come conseguenza della guerra in Siria, dove gli Stati Uniti hanno di fatto perso il ruolo dominante che in passato avevano in Medio Oriente - un'asse anti Iran, che vede schierati in primo piano, insieme agli Stati Uniti, i Paesi del Golfo. E se per l'Arabia Saudita l'Iran è da sempre uno dei principali avversari politici, per gli Emirati Arabi, e in particolare per l'emirato di Dubai, una presa di posizione così netta è una novità. I legami tra i due Paesi, affacciati sulle due sponde opposte dello stretto di Hormuz, sono antichissimi e gran parte dell’economia di Dubai è finora dipesa proprio dai buoni rapporti con l’Iran, con aziende che aprivano negli Emirati per arginare l'embargo.
Infine, l'inedito avvicinamento tra i Paesi del Golfo ed Israele, che forse farà di nuovo la sua comparsa sulle cartine geografiche. Anche se il riconoscimento da parte degli Stati Uniti di Gerusalemme capitale, lo spostamento dell'Ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, l'uccisione nei giorni scorsi di 60 cittadini palestinesi, siano stati pesantemente condannati da Arabia Saudita ed Emirati, i singoli eventi vanno visti in un quadro più ampio. Trump, come riportato dalla stampa locale in questi giorni, si pone ora come attore principale, sostenuto appunto dai Paesi del Golfo, per un piano di pace in Medio Oriente, i cui dettagli si attendono per la metà di giugno, dopo la fine del Ramadan.

Elisabetta Norzi

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