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Giornata Mondiale per la depenalizzazione dell'aborto, "Istanza bocciata per la tenuta del Governo"

28 set 2014
Giornata Mondiale per la depenalizzazione dell'aborto, "Istanza bocciata per la tenuta del Governo"
Giornata Mondiale per la depenalizzazione dell'aborto, "Istanza bocciata per la tenuta del Governo"
Dal 1990 il 28 settembre è la Giornata Mondiale per la depenalizzazione dell'aborto, proposta da un gruppo di donne latino-americane che si riunì in quel giorno a Buenos Aires. Anche quest'anno molte donne di diversi paesi hanno deciso di mobilitarsi contro la criminalizzazione delle donne che decidono di abortire. L'aborto legale, sicuro e gratuito deve essere garantito a tutte le donne, per frenare la mortalità materna e i rischi per la salute delle donne che, in diversi paesi del mondo, ancora si sottopongono all'aborto clandestino. Nei Paesi in cui l’aborto è legale e vi sono politiche volte a prevenirlo ed a sostenere la maternità vi è una costante riduzione delle gravidanze indesiderate e conseguentemente una diminuzione degli aborti volontari.
La possibilità di accedere ad un aborto libero e sicuro varia tantissimo, da paese a paese, in alcuni paesi è illegale, in altri è depenalizzato ma non è gratuito, in altri ancora, dove è libero e gratuito, troppi medici si appellano all'obiezione di coscienza, riducendo l'applicabilità delle Leggi.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità da anni avverte che l'aborto clandestino, che in alcuni paesi raggiunge cifre allarmanti, non è solo un problema di salute pubblica ma è anche una questione di diritti umani. Servono politiche di informazione, serve maggiore educazione sessuale, una maggiore conoscenza e un maggiore accesso ai metodi di contraccezione, una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla trasmissione di malattie sessuali.
Occorre rendere più “facile” la vita delle madri lavoratrici e far sì che ad ogni donna venga corrisposto un reddito di “maternità”, anche se disoccupate, precarie o lavoratrici autonome.
A fianco delle maggiori tutele e della maggiore informazione, resta il fatto che la donna dovrebbe essere libera di scegliere di abortire, senza discriminazioni, senza subire trattamenti inumani e degradanti.
San Marino è tra gli ultimi Stati dove abortire è un reato penale punibile con la prigionia di secondo grado, come è stato recentemente ribadito dalla bocciatura dell'Istanza d'Arengo che ne chiedeva la depenalizzazione. L'Istanza è stata respinta anche da Consiglieri dei partiti di ispirazione socialista e democratica, facendo prevalere le logiche e le strategie per la tenuta del Governo sulla libertà di coscienza.
Alle donne è stata negata la libertà di scelta, considerandole sempre e comunque criminali se, per qualsiasi motivo, anche per tutelare la propria salute o a seguito di stupro, decidessero di interrompere una gravidanza. Che non vi siano denunce penali, che ipocritamente si lasci passare il fatto che le donne sammarinesi già abortiscono, presso strutture mediche fuori confine e a pagamento, nulla toglie alla illiberalità della legge. Ma il non accogliere la depenalizzazione dell'aborto equivale a ribadire ancora una volta che il controllo sulle donne occupa una posizione preminente nell'ordine del giorno di quei partiti che vogliono imporre politicamente alla collettività la loro visione religiosa. Dobbiamo essere soggetti governabili, o, peggio, oggetti governabili. La politica per le donne allude sempre a un soggetto femminile umiliato, bisognoso di aiuto e non bisognoso di forza.
Prossimamente il Consiglio Grande e Generale dovrà tornare a discutere sull'aborto, dovrà prendere in esame un progetto di Legge di iniziativa popolare che propone la legalizzazione dell'aborto volontario e l'introduzione di misure efficaci per cercare di prevenirlo attraverso l'istituzione di consultori, l'educazione sessuale nelle scuole, l'accesso facilitato ai contraccettivi e che preveda l'impegno pubblico per rendere non penalizzante a livello lavorativo, economico e sociale la maternità. E questa volta vorremmo che la laicità dello Stato prevalesse su tutto il resto.

Comunicato stampa
Maria Maddalena Bevitori
Vanessa Muratori
Francesca Piergiovanni
Sara Rossini

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