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Mafie: con la Mehari di Siani arriva a Rimini anche Landini

16 feb 2017
Il "viaggio legale"
Il "viaggio legale"
Il "viaggio legale" lungo la Via Emilia della Mehari di Giancarlo Siani, giovane giornalista ucciso dalla camorra nel 1985, fa tappa a Rimini venerdi' prossimo 17 febbraio. Uno dei "100 passi", a ricordo del collega siciliano Peppino Impastato e del loro destino comune, verso il 21 marzo e la XXII Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che proprio nella citta' di Fellini avra' quest'anno il suo focus regionale. L'Emilia-Romagna ha "scoperto" che le mafie "stanno dappertutto e da tanto tempo", argomenta con la stampa il segretario generale della Cgil di Rimini, Graziano Urbinati. E in riviera sono state attratte in particolare dalla possibilita' di riciclare capitali nella vicina Repubblica di San Marino o attraverso hotel e attivita' varie. Cosi' due salotti di Rimini e Riccione come il Caffe' delle rose e il Green bar sono stati rispettivamente sequestrato e confiscato. Ora, sottolinea, occorre "accendere i fari sulla gestione dell'accoglienza dei richiedenti asilo". E la tre giorni di appuntamenti dal 17 al 19 febbraio serve proprio a tenere alta l'attenzione sul fenomeno, andando a coinvolgere anche le scuole. Si parte appunto venerdi' quando in mattinata arrivera' in piazza Cavour la Citroen Mehari verde di Siani, accolta tra gli altri dal segretario della Fiom, Maurizio Landini; nel pomeriggio verra' presentato il Testo unico regionale sulla legalita', mentre la sera protagonisti saranno i giornalisti e le intimidazioni che subiscono dalla malavita.
Sabato 18 febbraio sono invece in programma due proiezioni, una per le scuole superiori, l'altra aperta, di "Fortapasc", pellicola di Marco Risi sulla storia di Siani. Infine domenica 19 il pranzo della legalita' con tutte le associazioni antimafia. Ogni anno, da' qualche numero Sara Paci di Dig,il concorso del giornalismo d'inchiesta, ci sono oltre 6.000 provvedimenti per diffamazione contro i cronisti, piu' di 500 al mese, di cui solo l'8% arriva a condanna: l'uso "intimidatorio" e' evidente. Per cui la professione "va tutelata" intervenendo sull'ordinamento giudiziario come fatto in altri Paesi.

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