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Il punto. Quale turismo?

20 lug 2014
Il punto. Quale turismo?
Il punto. Quale turismo?
Discutere di turismo con la stagione entrata già nel suo vivo, non si può dire sia oggettivamente il massimo. Sarebbe stato forse più utile per tutti, stringere i denti, tirare avanti e a stagione estiva conclusa, confrontarsi anche duramente e fare un bilancio sui fatti e non sulle chiacchiere. Si discute o prima o dopo la partita, mai durante, per capirsi.
Non aiuta neppure molto il dialogo, sopratutto visto dagli occhi del turista straniero - un pò perplesso un pò divertito - la campagna paramediatica per cui chi entra a comprare qualcosa in un negozio si trova coinvolto suo malgrado in beghe a lui profondamente estranee e moleste, visto che se in vacanza si preferisce cercare di dimenticare i propri problemi, figuriamoci inciampare in quelli degli altri.
Il turista chiede oggi rispetto, educazione e professionalità. Porta soldi e lavoro nonostante qualcuno - anche sul Titano - sembra pensare che si tratti solo di una mucca da mungere. Solo che ormai le mucche - se non si trovano bene - non tornano e si passano la voce da una stalla all'altra.
Tant'è. Il problema resta. Le aperture per legge non convincono molto gli esperti di turismo e di diritto che comunque sono altrettanto scandalizzati quando si trovano ad esempio di fronte una offerta legalizzata di prodotti taroccati o di pessimo gusto. Il turismo è cambiato, è stato rivoluzionato anche lui dalla rivoluzione tecnologica per cui con un solo click chiunque può comunicar a decine, centinaia, migliaia di persone che nel posto X ci sono dei "truffatori" che vendono liquori o profumi fasulli o che fanno pagare 10 euro un caffè e una brioche malamente scongelata. Vero a Roma come a Venezia come a Firenze come anche a San Marino, forse con la differenza che nelle altre realtà chi non vuole roba taroccata o cineserie, trova facilmente delle alternative.
Il turismo per cui si lavorava tre mesi e poi Caraibi è definitivamente finito. Finito. Non tornerà più. Persino i pullman russi oggi arrivano con le idee molto chiare su cosa e dove comprare e non è certo con metodi e trucchi vecchi come il cucco, come la mancia alla guida o all'autista di turno, l'adescamento dello sprovveduto turista (categoria ormai non molto diffusa) che ci si adegua al nuovo mercato turistico, diverso da quello di ieri come un cellulare è diverso dal telefono a muro dei nostri nonni.
Chi opera nel commercio turistico deve sapere che i tempi in cui lo Stato interveniva a coprire, finanziare, sopperire alle incapacità gestionali, sono comunque finiti. Oggi e al limite la Repubblica può incentivare chi dimostra di meritarselo. Si possono sempre fare accordi con firme prestigiose che potrebbero offrire una enorme convenienza rispetto a Rimini proprio per le condizioni fiscali sammarinesi. Tornerebbero le file da fuori perchè un oggetto firmato e di qualità - rigorosamente originale, purtroppo tocca specificarlo - che sia conveniente è ancora uno dei migliori veicoli promozionali. Si possono formare fra i giovani nuovi operatori che abbiano voglia e imparino a lavorare nel settore.
È necessario insomma, se si vuole cambiare marcia, trovare una alternativa a quelle che erano le sigarette e il liquori di mezzo secolo fa. Valorizzare le offerte che ci sono e che sono valide. Un esempio fra gli altri il caso del pressocchè ignorato Museo delle Armi; sarebbe interessante a questo proposito leggere le statistiche del pubblico interessato sulle riviste specializzate in Europa perchè sono cifre impressionanti. Centinaia e centinaia di migliaia di persone sono appassionate non necessariamente assetate di sangue di questo settore. Se anche solo una minima percentuale sapesse che a San Marino c'è una delle più belle collezioni al mondo, le statistiche sarebbero sicuramente condizionate verso l'alto. Solo per fare un esempio.
Il turista in sintesi si è evoluto, si informa, si organizza, ha tutto il mondo nel suo tablet. Il mercato turistico deve fare lo stesso se vuole avere prospettive reali senza dover correre a piangere, a chiedere, a minacciare, a contrattare qualche pugno di voti, da mamma Repubblica perchè gli risolva i suoi problemi. Lo Stato stabilisca democraticamente le strategie, gli obiettivi le regole del gioco ma lasci poi giocare la partita perchè la partita la giocano sempre i giocatori e non le federazioni. Sono loro - piaccia o no - che vanno in campo, che rischiano le gambe, che vincono o che perdono le partite. Si chiama non a caso "mercato" e le regole sono antichissime e sempre le stesse. Quelle no che non sono cambiate e fra queste, come sanno bene i vecchi commercianti di una volta, chi non lavora non mangia e chi sbaglia paga.

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