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Iraq, Luciano Moretti(Su): "L’ Italia entra nel conflitto nonché nel mirino dei jiadisti"

28 ago 2014
Iraq, Luciano Moretti(Su): "L’ Italia entra nel conflitto nonché nel mirino dei jiadisti"
Iraq, Luciano Moretti(Su): "L’ Italia entra nel conflitto nonché nel mirino dei jiadisti"
Con lo slogan: “tutti assieme batteremo il terrorismo”, Matteo Renzi svuota le cantine italiane e consegna ai peshmerga Curdi moschetti e vecchie mitragliette rastrellate dall’esercito italiano in tanti anni di missioni nei Balcani.
Con questa decisione a dir poco irragionevole, l’Italia entra a piedi pari nel conflitto iracheno, nonché nel mirino dei jiadisti.
Armare i curdi come linea di difesa contro l’avanzata delle forze dell’ ISIS significa lasciare loro il compito di fare ciò che dovrebbe essere compito di una forza di Polizia Internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite; ovvero approntare linee di rifornimento per gli aiuti umanitari e di protezione dei civili, e impedire la divisione dell’Iraq su base etnico religiosa. Anche se forse è proprio questo
l’obiettivo che qualcuno vuole raggiungere.
Scusate, ma i curdi non sono tutti terroristi come i palestinesi? ( ovviamente entrambi i popoli non lo sono ), perché è proprio sulla base di questa accusa che noi occidentali abbiamo assistito impassibili al loro massacro da parte dell’alleato turco. E’ sulla base della stessa accusa che il loro leader Ocalan marcisce nelle galere dell’ottima Turchia.
Oggi, come se nulla di tutto questo fosse successo, chiediamo ai curdi iracheni di combattere per tirarci fuori dal pantano causato dalle guerre inventate dagli americani.
Non mi meraviglia più di tanto, in quanto noi occidentali abbiamo costruito Bin Laden e lo abbiamo mandato in giro per il Medio Oriente a sgozzare fino all’ultimo progressista, per poi gettarlo al
momento in cui non rispondeva più ai comandi .
Israele ha sostenuto e finanziato la nascita di Hamas in funzione anti OLP. In Libia gli alleati occidentali hanno da prima sostenuto le varie milizie anti Gheddafi, per poi mettersi in competizione tra di loro su chi avesse per primo bombardato quel paese, e finita la gara, sono rimaste le macerie e una situazione disperata, con due parlamenti e oltre cento tribù armate fino ai denti che si massacrano per un metro di terra e per il denaro che “esce” dal petrolio, e ora come se tutto ciò non bastasse l’ombra dell’estremismo islamico a minacciare quel Paese fino a ieri il più laico del Nord Africa .
Ma è in Siria che gli americani e i fedeli alleati occidentali hanno compiuto il loro capolavoro, da prima sostenendo e armando l’opposizione al governo di Assad, salvo poi accorgersi dopo tre anni di guerra civile, la distruzione di intere città, centinaia di migliaia di morti, e milioni di sfollati, che l’alternativa ad Assad che stavano sostenendo era rappresentata da quegli stessi jiadisti tagliagole cresciuti all’ombra delle petrolmonarchie del Golfo, e che ora, “lievitati” in maniera esponenziale, oltre alla Siria e all’Iraq minacciano di prendersi tutta l’area del Golfo, comprese le stesse monarchie saudita e qatariota che li hanno cresciuti, accuditi e finanziati, cosa quest’ultima che non sarebbe potuta avvenire senza la benedizione dell’establishment politico e militare occidentale. Assistiamo ora all’ennesimo ribaltone degli americani che, accorgendosi tardivamente dell’errorino, “Oggi” pianificano di bombardare l’alleato di “Ieri”, lasciando però intatto il progetto di “Domani” che rimane la cacciata di Assad dal potere in Siria.
Se per gli Stati Uniti gli interventi in Iraq e in Libia sono stati un successo, possiamo anticipare che in Siria sarà un vero e proprio trionfo.

Comunicato stampa di Luciano Moretti (SU)

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