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Il Consiglio riprende dalla legge sulla rappresentatività

28 apr 2016
Il Consiglio riprende dalla legge sulla rappresentatività
E' stato definito uno dei passaggi più delicati di questa legislatura. Sta alzando i toni del mondo sociale ed economico. Stiamo parlando del progetto di legge 'della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero” , meglio conosciuta come legge sulla rappresentatività. I nodi da sciogliere difatti sono proprio la rappresentatività e l'efficacia erga omnes dei contratti. Il dibattito si è aperto ieri, dopo il comma sulla Guardia di Finanza, e si presume andrà avanti fino a tarda serata, potrebbe proseguire anche oltre considerando che ha impegnato per due giorni la Commissione Finanze. Le distanze in Consiglio sono nette. Con distinguo anche all'interno di maggioranza ed opposizione. Aspetti che non rendono affatto scontato l'esito del voto. Nella legge il peso delle associazioni datoriali viene stabilito non dal numero di iscritti ma dal numero di lavoratori dipendenti che occupano. E' questa una delle questioni che divide la politica. Perché così – accusa l'opposizione – vengono favorite le sigle che raccolgono le grandi imprese che però rappresentano una piccolissima percentuale delle attività a San Marino. Per quale motivo – è la domanda – qualche decina di grandi imprenditori deve poter costringere alle sue condizioni il 90% dei colleghi di dimensioni inferiori? Iro Belluzzi spiega che ci sono 18.000 impiegati nel comparto privato. E che negli ultimi tre anni gli occupati sono aumentati. E' vero che l'economia si è salvata anche grazie ad un sistema economico eterogeneo. Ma è anche vero – ricorda – che chi ha permesso di recuperare i 737 posti di lavoro persi nel 2015 sono state importanti aziende come la Colombini, l'Asa e la Sit. La questione non riguarda naturalmente solo le associazioni datoriali ma anche i sindacati. La legge stabilisce anche dei paletti per l'accesso al tavolo della trattativa che, di fatto, tagliano fuori l'Usl. Anche se la maggioranza ha introdotto un emendamento che garantisce un tempo transitorio per adeguarsi di dieci anni. Verranno ripresentati in Aula emendamenti bocciati in Commissione Finanze come quello di Rete e Civico 10 che chiede di togliere il silenzio assenso per la trattenuta dello 0.40% sulla busta paga. E' una delle grandi incognite dato che in Commissione aveva ottenuto la parità.

MF

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