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Ancora scintille sul report del Fondo. Odg per piano di stabilità nazionale che individui forme di finanziamento

1 feb 2018
Consiglio Grande e Generale
Consiglio Grande e Generale
Si riparte dal dibattito sul Fondo Monetario e c'è l'impegno a procedere, se necessario, anche dopo la mezzanotte per votare gli ordini del giorno, compreso quello della dc che chiede il ritiro della delibera del Congresso che dà mandato all'Avvocatura di procedere nei confronti del consigliere Massimo Andrea Ugolini in qualità di ex presidente della Commissione Affari di Giustizia. Nel dibattito sul report del Fondo torna l'appello della maggioranza a fare sistema.

“L'argomento è delicato – sostiene Tony Margiotta - e non deve diventare una guerra fra maggioranza ed opposizione”. Si appella al rispetto reciproco e ad una reale collaborazione. Per questo – dice - ho sposato l'appello della Tonnini ad un clima collaborativo. Collaborazione fra forze politiche, categorie, associazioni datoriali e sindacali. “Dialogo che non può essere richiesto in base alle proprie esigenze. Basta urli e attacchi. Siamo disponibili a parlare di proposte. Se lo volete noi siamo qua”. “L'opposizione se verrà ascoltata è pronta a dare il suo contributo”. Francesco Mussoni vuole collaborare ma “se vogliamo veramente seguire le indicazioni del Fondo è ora di dire basta ai proclami e mettersi a lavorare”. I tempi sono stretti, occorre rimboccarsi le maniche subito, “perché se non si presentano testi in prima lettura entro febbraio si rischia di arrivare al bilancio di fine anno senza una riforma”. Mussoni si aspettava proposte: “stiamo dicendo tutti che bisogna fare le riforme ma non le vediamo. Tirate fuori dai cassetti i progetti. Se non li avete significa che non siete in grado di governare il paese”. “E' vero, serve condivisione – dice Alessandro Mancini, assicura che il partito socialista è pronto a confrontarsi, a metterci la faccia, ma serve un cambio di rotta. Non nasconde la delusione: “il dibattito sta facendo capire che siamo ancora lontani da un'analisi seria del paese e di quello che deve essere piano di azione”. Nel governo – dice – nessuno è entrato nel merito delle raccomandazioni del Fondo, nelle scelte delle rispettive competenze, abbiamo sentito autocelebrazioni. Sembrava un dibattito che accompagna la legge di bilancio. Il fondo chiede condivisione – conclude - perché vuole che i progetti abbiano continuità. “Chi arriva dopo non può rimangiarsi quanto deciso. Le scelte non si esauriranno con questa legislatura, né con la prossima”.

Matteo Ciacci riconosce la necessità al dialogo. “Se c'è consapevolezza - dice - il confronto sarà produttivo e strategico”. Invita a trovare una sintesi su temi strategici, si appella al coraggio delle scelte. “Dobbiamo passare da un paese che subisce a un paese che sceglie con diritti ma anche doveri”. Serve il coraggio, ad esempio, di intervenire sulla pa. Nell'analisi critica del passato guarda al futuro: “abbiamo bisogno di poche e concrete misure e una morale collettiva, dopo anni di immobilismo”. Mette in guardia da chi protegge l'esistente “che per quanto non soddisfi nessuno, viene ritenuto a priori migliore”. “E' vero, vi siete mossi – risponde Elena Tonnini – ma nella direzione sbagliata”. Punta il dito contro Celli, “che teme tanto i dati che li falsifica e li omette”. Prende in mano dati e analisi, “ci dicono che nell'ultimo anno la situazione si è aggravata. Oggi, più di ieri, non è normale che un Consiglio si accontenti delle menzogne”. Avverte: “è controproducente, al posto di costruire autorevolezza è un paese che si nasconde. Omettendo si persevera negli errori”. Poi, alla maggioranza: “farebbe un buon servizio – conclude - attaccando i centri di potere”.

Pedini Amati ricorda l'odg, bocciato dalla maggioranza, su azioni di responsabilità nei confronti di amministrazioni infedeli in ambito bancario e finanziario. “Ma fuori confine – fa presente - azioni sono state fatte, vedi Carim”. Il fondo - continua - ci dice che non si può continuare con gli aiuti a pioggia dello Stato senza verificare responsabilità rispetto alla mala gestio. A San Marino non lo si vuole. E' un controsenso. Poi guarda alla crisi di liquidità, “maggioranza e governo – dice - l'hanno aggravata”. Da Stefano Palmieri una riflessione sulla fiducia nel sistema: “se possiamo parlare ancora di sistema bancario- dice – è per la scelta di aver protetto ogni risparmiatore. Se non l'avessimo fatto oggi non ci sarebbe più una banca”. Poi si rivolge all'opposizione, a cui chiede di evitare le offese a livello personale. “La misura è colma. Alzare il tono nel paese non vi dà più credibilità. Se siete cialtroni e urlate rimanete dei cialtroni”.
Frase che non piace a Iro Belluzzi che torna ad accusare maggioranza e governo di non avere un piano di intervento nazionale. Sottolinea il passaggio della relazione in cui Celli fa riferimento al fatto che il fondo imponga che la politica tutta possa cominciare a dialogare. “Ma occorre cambiare le regole d'ingaggio rispetto al timido segnale di apertura di parte della maggioranza”.

Giancarlo Venturini chiede se l'Aula stia ragionando sulla stessa relazione. “Il pre rapporto del Fondo che abbiamo visto noi, mette in evidenza un quadro economico ben diverso da quello che alcuni esponenti di maggioranza delineano”. Mette l'accento sul rallentamento della crescita economica dopo i segnali positivi del 2016, “dato ancor più preoccupante se lo associamo all'aumento del rapporto debito-pil”. E' passato dal 22% del 2016 al 55% del 2017. “Conteggiando il credito d'imposta trasformato in debito pubblico, potrebbe raggiungere l' 80%”. Il Governo – dice – dovrebbe riflettere su come ci siamo arrivati”. Luca Boschi dice basta alla faida interna alla politica, alle accuse, alle grida, all'allarme di un paese sull'orlo del precipizio. “Il paese non ne può più e non può permetterselo”. Per il Coordinatore di Civico 10 mente chi afferma che il debito pubblico sia esploso per scelte del governo. “Il balzo – afferma - prevede 300 milioni di pezze messe negli anni precedenti e risultati di Cassa del 2016. Si solleva fumo per non confrontarsi sui problemi reali”.

“Non sono qui a cercare responsabilità”, esordisce Nicola Renzi, “ ma riguardo ai problemi accumulati in 10 anni, è mancato quel colpo di reni di ascoltare le raccomandazioni del Fondo, facendo emergere le problematiche con chiarezza. Oggi gli esperti di Washington attestano che c'è la volontà di alzare il velo e di tentare di risolvere le criticità”. Il segretario agli Esteri guarda in avanti, “la sfida è capire cosa ci manca per una chiave di lettura della realtà che sia confrontabile. La necessità di dati precisi e rientra nell'ammodernamento complessivo del paese”. Per Roberto Ciavatta ci sono margini per una condivisione. “Alcuni interventi - dice - indicano la consapevolezza che l'atteggiamento del governo non ha pagato. Ce lo dice anche il fondo.

Dal report – afferma Roberto Giorgetti – c'è chi ha estratto chirurgicamente passaggi per appoggiare proprie tesi, ma il rapporto non è lontanamente vicino a quello attribuito ad altre realtà, come quella greca. Denota una considerazione che non ha nulla a che vedere con uno stato in dissesto e in crisi irreversibile. “Gli appelli alla collaborazione sono finiti. Chi ha capito ha capito. Non si può attendere oltre”. Così Giuseppe Morganti. “Il termine ultimo per decidere da che parte stare è scaduto ora. Se c'è ancora qualcuno che pensa che avere messo in luce i problemi significa averli generati, si renda conto che i termini del confronto sono impossibili”. Celli difende l'approccio di Governo e maggioranza, “può essere criticato, alcune cose potevano essere fatte meglio ma risponde alle richieste del Fondo, vuole portare il sistema bancario del paese ad essere uniforme alle migliori pratiche internazionali. Su quell'approccio nessun passo indietro”.

La maggioranza presenta un odg che impegna il Governo a consegnare entro il 31 marzo un piano di stabilità nazionale
avvalendosi di un pool di professionalità sammarinesi scelte con evidenza pubblica e l'eventuale collaborazione di autorevoli agenzie di consulenza. Il piano dovrà tra le altre cose individuare necessarie forme di finanziamento in maniera sostenibile.
L'odg dell'opposizione chiede entro febbraio una conferenza dei rappresentanti di politica, categorie e sindacati per esporre linee di sviluppo del piano nazionale e fornire dati sul sistema. E che ogni decisione di impatto sia approvata con la maggioranza qualificata.

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