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Nomina Mularoni: le opposizioni si scagliano contro "lo strapotere" di Ap

14 nov 2018
Antonella Mularoni
Antonella Mularoni
La nomina di Antonella Mularoni nel Consiglio direttivo di Banca Centrale quale membro indicato da Repubblica Futura in sostituzione di Nicola Cavalli ha suscitato dure reazioni da parte della minoranza.

Il Psd pone l'accento “sulla spocchia e l'incoerenza di Ap. “Non sfugge a nessuno – scrivono - né la portata della nomina, che equivale a giocare un asso, né la posta in palio, avere una Banca Centrale allineata al volere dell’oligarchia al comando. Non sfugge a nessuno – continuano - che proprio quando in Banca Centrale, finalmente, si torna a ragionare con atteggiamento di condivisione e un’ottica di paese, RF attacca quell’organo e inserisce una persona del cerchio ristretto di comando di quel partito. Tutto questo proprio mentre in Repubblica c’è una delegazione del Fondo Monetario Internazionale e si decide il futuro dei prossimi decenni. È tutto connesso: c’è un piano che in pochi hanno messo a punto in maggioranza – conclude - e che deve trovare compimento da qui alla legge di bilancio. Ed è RF che ha bisogno di sovvertire l’ordine costituito e esercitare il suo potere di interdizione, alla faccia di chi, con credibilità perché mai impegnato al governo, come C10, aveva annunciato cambi di metodo e ricerca di allargamento della gestione del potere e di chi, come SSD, abbagliato dal faro di scena puntato da AP contro la DC, continua a non accorgersi del ruolo subalterno che gli ha lasciato”.

“La Mularoni in Banca Centrale? Un jolly giocato da Ap” – incalza Democrazia in Movimento. Per Rete ed Mdsi, l’ex Segretario agli Esteri e al Territorio, nonostante si sia defilata dalla politica attiva “continua ad essere uno degli esponenti di spicco di Alleanza Popolare (oggi RF) e destinataria di un incarico dopo l’altro: Ambasciatore a disposizione, membro del cda dell’Agenzia di Sviluppo-Camera di Commercio e oggi anche membro del ConDir di Banca Centrale. Una scelta quanto mai inopportuna per chi ricopre un incarico diplomatico e allo stesso tempo si occupa di attrazione degli investimenti”. Una carta, quella del jolly, che secondo Dim “si gioca per disperazione, unico modo per non perdere la partita”. I due movimenti rilevano che “nonostante i mal di pancia siano palesi ancora una volta Alleanza Popolare predomini, i suoi alleati di governo rinunciano a far valere la propria forza numerica e si piegano sotto il peso di un partito che, nonostante abbia cambiato nome, continua ad imporsi con le logiche del passato, ingombra il presente e aspira ad un futuro di immortalità governativa”.

Diversa l'analisi politica del Partito Socialista, secondo cui la nomina “ha certificato la natura del rapporto all’interno di Repubblica Futura. Da una parte c’è AP con i suoi “assi pigliatutto” (la Mularoni) - sostiene il Ps - dall’altra gli UPR relegati al ruolino di soldatini di stagno”. Un riferimento, quest'ultimo, al consigliere Nicola Selva “chiamato a rapporto – affermano i socialisti - dal capogruppo Giorgetti per difendere l’Avvocato Mularoni e che non si è nemmeno reso conto della gravità delle cose dette quando ha affermato che l’opposizione osteggia la Mularoni perché “Forse la sua nomina fa paura nel momento in cui Banca Centrale sta tornando a essere l’orticello di qualcuno”. Per il Ps, Selva lo ha fatto, perché “quando mai potrà più capitargli, ad esempio, di poter essere nominato per esempio Capitano Reggente? E se per questo serve anche fare il soldatino, - conclude - il dire panzane e fare figure barbine non c’è alcun problema: il fine giustifica i mezzi”. A proposito infine della presenza ripetuta del nome della Mularoni al vertice indiscusso della lista dei potenziali designati per numerosi incarichi, un riferimento alle parole pronunciate in passato da Fernando Bindi: “Sono finiti i tempi in cui il Prof. Bindi – ricorda il Ps - si batteva in Consiglio Grande e Generale ricordando il famoso quaderno verde di AP e in cui si parlava dell’introduzione di meccanismi contro le concentrazioni di potere e i circuiti d’incompatibilità”.

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