Si può esser contenti di essere sorteggiati con la formazione che più di tutte ha alzato trofei in Europa e per giunta si conferma in semifinale di Champions League quale detentore del titolo? Nì.
La certezza è che tutte volevano la Juventus, che dovendo scegliere il meno peggio avrebbe riaccolto volentieri a Torino l'ex Carlo Ancelotti. Le Merengue – se rapportate a Barça e Bayern Monaco – stanno attraversando un periodo meno brillante, ma rispetto ai Campioni d'Italia restano qualche gradino avanti. Inutile negarlo.
Si punta al recupero lampo di Pogba, magari già per l'andata a Torino del 5 maggio, una data che tanto significa all'ombra bianconera della Mole, fremente per l'imminente derby torinese. Anche il Real Madrid – sottolinea Allegri – metterà in campo 11 uomini come la Juventus e, parafrasando Barzagli, con una mezza impresa ce la si può fare. Grossomodo come quella del 2003, quando i bianconeri ottennero proprio a spese delle Merengue di Figo, Zidane e Ronaldo la qualificazione alla finale di Manchester.
Il mondo non si farà scappare l'altro accostamento, che in termini di rievocazioni non è seconda a nessuno. Specie per chi la Catalogna l'ha lasciata per scommettere sulle proprie qualità, per dimostrare di essere meccanismo prezioso e rodato indipendentemente dall'essere parte del Barcellona stellare, forse la squadra più forte mai vista. Sarà così per Thiago Alcantara e soprattutto Pep Guardiola.
L'ultima volta che si affrontarono – due anni fa – fu una Caporetto blaugrana; 7-0 bavarese nel computo della doppia sfida. Era il Bayern del Triplete di Jupp Heynckes, era il Barcellona di Tito Vilanova, che manca – e diamine se manca – da un anno esatto. Corsi e ricorsi storici, del pallone, si diceva.
[Nel servizio le interviste a Massimiliano Allegri e Josep Guardiola, allenatori di Juventus e Bayern Monaco]
LP
La certezza è che tutte volevano la Juventus, che dovendo scegliere il meno peggio avrebbe riaccolto volentieri a Torino l'ex Carlo Ancelotti. Le Merengue – se rapportate a Barça e Bayern Monaco – stanno attraversando un periodo meno brillante, ma rispetto ai Campioni d'Italia restano qualche gradino avanti. Inutile negarlo.
Si punta al recupero lampo di Pogba, magari già per l'andata a Torino del 5 maggio, una data che tanto significa all'ombra bianconera della Mole, fremente per l'imminente derby torinese. Anche il Real Madrid – sottolinea Allegri – metterà in campo 11 uomini come la Juventus e, parafrasando Barzagli, con una mezza impresa ce la si può fare. Grossomodo come quella del 2003, quando i bianconeri ottennero proprio a spese delle Merengue di Figo, Zidane e Ronaldo la qualificazione alla finale di Manchester.
Il mondo non si farà scappare l'altro accostamento, che in termini di rievocazioni non è seconda a nessuno. Specie per chi la Catalogna l'ha lasciata per scommettere sulle proprie qualità, per dimostrare di essere meccanismo prezioso e rodato indipendentemente dall'essere parte del Barcellona stellare, forse la squadra più forte mai vista. Sarà così per Thiago Alcantara e soprattutto Pep Guardiola.
L'ultima volta che si affrontarono – due anni fa – fu una Caporetto blaugrana; 7-0 bavarese nel computo della doppia sfida. Era il Bayern del Triplete di Jupp Heynckes, era il Barcellona di Tito Vilanova, che manca – e diamine se manca – da un anno esatto. Corsi e ricorsi storici, del pallone, si diceva.
[Nel servizio le interviste a Massimiliano Allegri e Josep Guardiola, allenatori di Juventus e Bayern Monaco]
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