Il rally raid più famoso, duro e impegnativo del mondo. La Dakar dal 2009 ha spostato il circus in Sud America dopo l'annullamento dell'edizione 2008 a causa di serie minacce terroristiche proprio quando la 30° attraversata desertica stava per partire, ma ha conservato i suoi tratti di confronto impari con la Natura, che sui proibitivi tracciati della Dakar si è presa 28 uomini, 19 su due ruote, 6 piloti di auto e 3 a bordo di camion.
Il raid di inizio anno è divenuto celebre - purtroppo - anche per i fatti di cronaca nera ad esso connessi nelle 36 edizioni sin qui disputate.
Nelle cinque edizioni sudamericane (la sesta è in corso) hanno perso la vita 4 piloti, il quindo è stato il polacco Harnik qualche giorno fa.
Ci sono anche due italiani tra i caduti nel rally: Giampaolo Marinoni e Fabrizio Meoni. Il primo - poliziotto e motociclista bergamasco e di cui spesso colpevolmente ci si dimentica - prese parte a due Dakar. Costretto al ritiro a seguito di una caduta con tanto di frattura del polso nel 1985, Marinoni partecipò anche l'anno successivo, quando riuscì ad aggiudicarsi due gare prima della fatale ultima tappa. A 40 km dall'arrivo una caduta; niente di serio - all'apparenza - tanto che il centauro bergamasco si rialzò e chiuse in 13° posizione. Quella caduta però aveva causato fratture e soprattutto danneggiato il fegato: Marinoni, operato in loco, morì in Africa a 48 ore dalla fine della Dakar, divenendo così la quarta vittima del raid.
Rallista purosangue, invece, Fabrizio Meoni. Il centauro di Castiglion Fiorentino è stato uno dei più grandi specialisti dei raid su due ruote, tanto da aggiudicarsi 2 Dakar, 4 Rally dei Faraoni e 4 Rally di Tunisia. Uno specialista a tutto tondo, tanto talentuoso da correre fin oltre la soglia dei 45 anni nel raid più duro e pericoloso di tutti. Pochi giorni dopo il suo 47° compleanno - purtroppo - si spezza la vita di uno dei più grandi rallisti italiani. Dopo 184 km di passione, l'incidente tra Atar e Kiffa, che porta il toscano all'arresto cardiaco a seguito di una caduta nella quale si rompe due vertebre cervicali. Ironia della sorte, quello dal 2005 sarebbe dovuto essere il suo ultimo raid.
LP
Il raid di inizio anno è divenuto celebre - purtroppo - anche per i fatti di cronaca nera ad esso connessi nelle 36 edizioni sin qui disputate.
Nelle cinque edizioni sudamericane (la sesta è in corso) hanno perso la vita 4 piloti, il quindo è stato il polacco Harnik qualche giorno fa.
Ci sono anche due italiani tra i caduti nel rally: Giampaolo Marinoni e Fabrizio Meoni. Il primo - poliziotto e motociclista bergamasco e di cui spesso colpevolmente ci si dimentica - prese parte a due Dakar. Costretto al ritiro a seguito di una caduta con tanto di frattura del polso nel 1985, Marinoni partecipò anche l'anno successivo, quando riuscì ad aggiudicarsi due gare prima della fatale ultima tappa. A 40 km dall'arrivo una caduta; niente di serio - all'apparenza - tanto che il centauro bergamasco si rialzò e chiuse in 13° posizione. Quella caduta però aveva causato fratture e soprattutto danneggiato il fegato: Marinoni, operato in loco, morì in Africa a 48 ore dalla fine della Dakar, divenendo così la quarta vittima del raid.
Rallista purosangue, invece, Fabrizio Meoni. Il centauro di Castiglion Fiorentino è stato uno dei più grandi specialisti dei raid su due ruote, tanto da aggiudicarsi 2 Dakar, 4 Rally dei Faraoni e 4 Rally di Tunisia. Uno specialista a tutto tondo, tanto talentuoso da correre fin oltre la soglia dei 45 anni nel raid più duro e pericoloso di tutti. Pochi giorni dopo il suo 47° compleanno - purtroppo - si spezza la vita di uno dei più grandi rallisti italiani. Dopo 184 km di passione, l'incidente tra Atar e Kiffa, che porta il toscano all'arresto cardiaco a seguito di una caduta nella quale si rompe due vertebre cervicali. Ironia della sorte, quello dal 2005 sarebbe dovuto essere il suo ultimo raid.
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