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Sale la tensione sulla striscia di Gaza

8 ott 2018
Dal nostro inviato Massimo CavigliaSale la tensione sulla striscia di Gaza
Sale la tensione sulla striscia di Gaza - La corrispondenza di Massimo Caviglia
L'assassinio di una ragazza e di un uomo ieri, da parte di un palestinese armato
di fucile in una fabbrica dell'area industriale di Barkàn in Cisgiordania, è stato per molti un fulmine a ciel sereno.
La zona, nelle cui fabbriche lavorano fianco a fianco ottomila operai, metà israeliani e metà palestinesi, era un'isola di pace e convivenza, e l'atmosfera di fiducia permetteva ai palestinesi di entrare senza controlli.
L'attentatore aveva detto ai genitori di non voler più lavorare, si era radicalizzato e il padre lo aveva rimproverato perché intendeva lasciare un impiego redditizio.
Il terrorista è ancora in fuga e, se catturato o ucciso, maturerà il compenso che l'Autorità Palestinese elargisce ai cosiddetti martiri.

E sempre l'Autorità Palestinese sta facendo salire la tensione a Gaza.
Il presidente Abu Mazen ha bloccato i novantasei milioni di dollari al mese destinati alla Striscia, con l’intento di mettere in difficoltà Hamas e anche Israele, naturale bersaglio della protesta popolare.
A nulla sono serviti gli sforzi del Qatar che, d'accordo con Gerusalemme, il Cairo e gli Stati Uniti, avrebbe voluto inviare a Gaza il carburante per la centrale elettrica.
L'intesa però avrebbe scavalcato l'Autorità Palestinese, e Abu Mazen non poteva permetterlo.
Quindi, come previsto, la tensione al confine con Gaza è salita ulteriormente, e il lancio di palloni incendiari ha causato il più vasto rogo in Israele dall'inizio delle proteste.
Gli abitanti delle zone limitrofe stanno spingendo il governo Netanyahu ad agire più incisivamente contro Hamas, e il premier ha avvertito il ministro della Difesa Liberman di prepararsi ad una campagna militare nel caso la situazione peggiori.

Finora Israele aveva preferito evitare lo scontro con Hamas al sud per concentrarsi sulla più importante minaccia al nord, ossia il trasferimento di missili da Teheran a Beirut passando per Damasco.
E proprio sul diversivo di Gaza contano i pasdaràn iraniani per portare a termine il piano senza l'interferenza dei jet israeliani.
In attesa di novembre, quando - a meno di un escamotage europeo per finanziare l'Iran aggirando le sanzioni americane - la crisi economica a Teheran potrebbe far cadere il regime degli ayatollah o portarli a un colpo di coda nucleare.

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