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Operazione Titano: i Casalesi erano a San Marino già prima del 2007 nel settore edile

11 apr 2013
Operazione Titano: i Casalesi erano a San Marino già prima del 2007 nel settore edileOperazione Titano: i Casalesi erano a San Marino già prima del 2007 nel settore edile
Operazione Titano: i Casalesi erano a San Marino già prima del 2007 nel settore edile - Le rivelazioni dei due pentiti del Clan Venosa. Nel 2010 volevano comprare il più grosso albergo del...
I “pentiti”Umberto e Salvatore Venosa, padre e figlio – fino all'arresto a giugno 2012, referenti diretti dei Casalesi per gli affari a Modena e San Marino – hanno dichiarato ai pm che il Clan facente capo a Sandokan, Zagaria e Iovine aveva interessi sul Titano, nel settore edile, anche prima del 2007. I due, insieme al cugino di Salvatore, Massimo Venosa, e a Salvatore Di Puorto, nella filiera dell'organizzazione criminale erano l'anello intermedio tra i boss e i terminali sul territorio Francesco Agostinelli e Francesco Vallefuoco. Di Puorto, detto Uguariello, nel 2010, avrebbe riferito a Massimo Venosa anche l'intenzione di acquistare il più grosso albergo nella zona di San Marino. Per costruire il castello accusatorio dell'Operazione Titano fondamentali anche le testimonianze del sammarinese Michel Burgagni e dalla sua compagna Elena Shchegoleva, che si affidarono a Francesco Agostinelli, credendo che li potesse aiutare nel rientrare dagli ingenti debiti maturati con Fincapital. Quando però capirono che il gioco si era fatto pericoloso, per le minacce e le estorsioni subite, decisero di denunciare tutto ai ROS di Bologna.
Michel Burgagni ha riferito anche che Bacciocchi gli rivelò di essere stato picchiato dai fratelli Luciano e da un certo Giovannone per costringerlo a firmare una scrittura privata in cui si riconosceva debitore della somma di 600 mila euro. Tra gli indagati dell'inchiesta c'è anche Monica Fantini: i Pm avevano chiesto la misura cautelare ma il Gip l'ha negata. Per i sammarinesi Livio Bacciocchi, Roberto Zavoli e Oriano Zonzini ha invece ordinato l'arresto. Di fatto sono latitanti in Italia e se varcassero il confine di Stato verrebbero incarcerati. A San Marino invece non rischiano, al momento, alcuna limitazione della libertà personale.

Luca Salvatori

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