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Aperti i giochi di Vancouver

13 feb 2010
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Risplende fantastica e calda la fiamma di Olimpia al centro del Bc Palace di Vancouver. Momento più alto della cerimonia di apertura dei giochi olimpici. Ma anche simbolo dello sport e soprattutto della vita che non termina e che vuole continuare nel rispetto di chi avrebbe dovuto sfilare lì in mezzo a quelle centinaia di atleti arrivati da tutto il mondo. La morte dello slittinista georgiano Nodar Kumaritashvili si è proiettata sull’intera cerimonia d’apertura, comunque suggestiva, comunque fantastica e curata in ogni dettaglio. Uno spettacolo per 3 miliardi di persone. Uno show che ha coinvolto oltre 2000 volontari. Coreografie e giochi di luce hanno accompagnato la notte di Vancouver, tra gli applausi di 60 mila spettatori, primi protagonisti di una cerimonia costruita attorno le diversità che caratterizzano l’identità di questa nazione, con le braccia aperte, di chi vuole dire al mondo benvenuti, o meglio bentornati in Canada, dopo Montreal ’76 e Calgary ’88.
La cerimonia doveva essere una festa, e lo è stata. Tra entusiasmo e tanta emozione soprattutto durante la sfilata delle squadre. Con l’intera arena in piedi ad accompagnare in lunghissimo applauso l’ingresso della delegazione georgiano vestita a lutto in memoria del giovane Kumaritshavili.
Poi è stato il momento anche dell’Italia, guidata da Giorgio Di Centa e di San Marino, con lo sciatore Marino Cardelli portabandiera e rappresentante per la seconda volta del Titano alle olimpiadi. A chiudere la cerimonia il giuramento e l’accensione del tripode con la leggenda dell’hockey Wayne Gretzky.

Elia Gorini

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